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Continua la caccia al cristiano nel Nord dell’Iraq. A migliaia in fuga da Qaraqosh

Carlo Giorgi
7 agosto 2014
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Continua la caccia al cristiano nel Nord dell’Iraq. A migliaia in fuga da Qaraqosh
Cristiani in preghiera in una chiesa di Qaraqosh.

Anche Qaraqosh, la più grande città cristiana dell’Iraq, è caduta in mano ai fondamentalisti dello Stato islamico. Così il nord dell’Iraq da oggi è svuotato della sua storica presenza cristiana. Papa Francesco lancia un drammatico appello alla comunità internazionale «affinché ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza».


Oggi è una giornata nera per i cristiani iracheni. Qaraqosh, la più grande città cristiana dell’Iraq, è caduta in mano ai fondamentalisti dell’Isil, lo Stato islamico della Siria e del Levante, che solo alcune settimane fa hanno proclamato un califfato islamico in un’ampia regione di Siria ed Iraq. Al Arabiya, network d’informazione degli Emirati, racconta che nel corso della notte le truppe curde che ancora difendevano la città di Qaraqosh si sono ritirate, mentre gli ultimi sacerdoti e residenti cristiani la abbandonavano con ogni mezzo, tentando di riparare verso il Kurdistan iracheno e la sua capitale, Erbil. Un esodo che avrebbe riguardato 100 mila persone. Così il nord dell’Iraq da oggi è svuotato della sua storica presenza cristiana.

Papa Francesco, al corrente di quanto sta accadendo in Iraq ha rivolto oggi un pressante appello alla comunità internazionale «affinché, attivandosi per porre fine al dramma umanitario in atto, ci si adoperi per proteggere quanti sono interessati o minacciati dalla violenza e per assicurare gli aiuti necessari, soprattutto quelli più urgenti, a così tanti sfollati, la cui sorte dipende dalla solidarietà altrui».

«Il Santo Padre – ha comunicato la sala stampa della Santa Sede – segue con viva preoccupazione le drammatiche notizie che giungono dal nord dell’Iraq e che interessano popolazioni inermi. Particolarmente colpite sono le comunità cristiane: è un popolo in fuga dai propri villaggi a causa della violenza che in questi giorni sta imperversando e sconvolgendo la regione». Già lo scorso 20 luglio in Papa aveva lanciato un appello a favore dei cristiani iracheni: «I nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro – aveva detto Francesco -. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male!».

La caduta di Qaraqosh è l’ultimo preoccupante successo militare, ottenuto in pochi giorni dai miliziani dell’Isil: le loro offensive partono dalla città di Mosul, scelta come capitale del Califfato islamico. Nel fine settimana i fondamentalisti hanno sferrato un attacco a nord-ovest di Mosul conquistando la più grande diga dell’Iraq, con annessa centrale idroelettrica; la grande area petrolifera di Ain Zalah (la quinta che cade nelle mani dei fondamentalisti) oltre a diverse città. Nei giorni successivi, invece, l’offensiva dei fondamentalisti si è spostata a sud-est di Mosul: «Le città di Qaraqosh, Tal Kayf, Bartella e Karamlesh (situate pochi chilometri a sudest di Mosul – ndr), ormai svuotate dai loro abitanti, sono cadute in mano dei fondamentalisti», ha raccontato Joseph Thomas, arcivescovo caldeo di Kirkuk, alle agenzie di stampa internazionali. A Qaraqosh e nei villaggi vicini avevano trovato rifugio molti cristiani della vicina città di Mosul, perseguitati dagli islamisti e costretti alla fuga. Ora quegli stessi cristiani hanno riparato, con ogni mezzo, verso l’ultima spiaggia della loro salvezza: il territorio curdo.

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