Il vescovo latino di Aleppo: «Pregate con noi! Qui la vita umana non conta più nulla»
«Abbiamo bisogno che cessi il fiume di sangue, da una parte e dell’altra... L’essere umano qui non ha più nessun valore! Ma noi crediamo nella forza della preghiera e chiediamo che si preghi per la pace». Facciamo nostro l’appello che abbiamo raccolto proprio oggi da monsignor Georges Abou Khazen, vicario apostolico latino di Aleppo, la città siriana dal 2012 in costante stato d'assedio.
«Abbiamo bisogno che cessi il fiume di sangue, da una parte e dell’altra… L’essere umano qui non ha più nessun valore! Ma noi crediamo nella forza della preghiera e chiediamo che si preghi per la pace. È sempre più urgente convincere chi sta combattendo a discutere e a fermare le armi!». Rilanciamo l’appello che abbiamo raccolto proprio oggi da monsignor Georges Abou Khazen, vicario apostolico latino di Aleppo, città che dal 2012 vive in un costante stato di assedio. Aleppo è la seconda città della Siria. Prima che scoppiasse il conflitto contava 2 milioni e 300 mila abitanti e numerose attività industriali. I tre anni di guerra civile l’hanno completamente trasformata e in gran parte distrutta. Molti sono fuggiti, le attività produttive sono cessate.
La città è giustamente considerata strategica sia dall’esercito regolare, sia dalle diverse fazioni degli insorti. Per questo, dal 2012 si sta combattendo una feroce battaglia per la sua conquista. Allo stato attuale, l’esercito governativo controlla gran parte dei quartieri centrali, mentre gli insorti vicini ad Al Qaeda sono attestati in quartieri periferici a nord e ad est della città. I bombardamenti e i morti, da una parte e dall’altra sono quotidiani (proprio due giorni fa si sono contati 15 morti nel bombardamento di un quartiere controllato dagli insorti). La comunità cristiana è stata messa in questi anni a dura prova: due vescovi della città, il siro ortodosso Gregorios Youhanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi, dall’aprile del 2013 sono nelle mani delle milizie islamiche. A pochi chilometri dal territorio della città, infine, inizia il califfato islamico proclamato in giugno dai miliziani islamisti sunniti. Califfato che, dove arriva, dà prova di perseguitare i cristiani.
«La gente, sia i cristiani sia i musulmani, vive nel terrore che possa arrivare il califfato anche qui – racconta mons. Georges –, califfato che oggi governa la vicina città di Raqqa. Quello che ci sorprende sempre è vedere come la fazione dei ribelli sia sostenuta dall’Occidente. Non abbiamo idea di quanti siano i cristiani rimasti in città, chi può scappa; di certo sono rimasti molti meno della metà dei 220 mila che c’erano un tempo… La situazione ad Aleppo è difficile, sia per evidenti motivi di sicurezza; sia per mancanza dell’elettricità, che c’è forse per due ore al giorno; sia per l’assoluta scarsità di acqua potabile. In alcuni quartieri l’acqua scorre dai rubinetti una volta alla settimana; in altri quartieri invece arriva solo con autobotti davanti alle quali la gente fa la fila con le taniche, per approvvigionarsi pagando. Per fortuna abbiamo i pozzi nelle chiese e così anche noi possiamo distribuire l’acqua… Intanto i bisogni della gente aumentano: c’è il problema delle case distrutte, per cui stiamo cercando di aiutare chi non l’ha più, a trovare un’abitazione; e poi c’è la disoccupazione crescente… Vorremmo aiutare chi non lavora a sopravvivere, i piccoli artigiani a trovare un lavoro… Sono fiumi di sangue, abbiamo soprattutto bisogno di pace… Contiamo sulle vostre preghiere».