L’arrivo di Papa Francesco in Terra Santa si avvicina - la mattina di sabato 24 maggio il pontefice sbarcherà ad Amman, in Giordania - e anche l’opinione pubblica del mondo arabo commenta e discute la sua visita. In Libano continua a suscitare polemiche la decisione del patriarca maronita Bechara Rai di recarsi a Gerusalemme per accogliere il Papa.
(Milano/c.g.) – L’arrivo di Papa Francesco in Terra Santa si avvicina – la mattina di sabato 24 maggio il pontefice sbarcherà ad Amman, in Giordania – e anche l’opinione pubblica del mondo arabo commenta e discute la sua visita.
In Libano continua a suscitare polemiche la decisione del patriarca maronita Bechara Boutros Rai di recarsi a Gerusalemme per accogliere, il prossimo 25 maggio, Papa Francesco. Una polemica che sembra appassionare non tanto la locale comunità cristiana, quanto l’opinione pubblica musulmana o laica del Paese. Secondo i detrattori, una visita del patriarca rischierebbe di «normalizzare» le relazioni con Israele, con cui tecnicamente il Libano è ancora in stato di guerra. Rai ha confermato però che andrà comunque a Gerusalemme, rivendicando il suo diritto di accogliere il pontefice nel territorio della suo patriarcato che si estende anche su Israele e i Territori palestinesi. La sua sarà tra l’altro la prima visita di un patriarca maronita a Gerusalemme a partire dal 1948.
Ieri nella città di Sidone sono stati arrestati e poi rilasciati tre giovani del partito comunista libanese che distribuivano volantini contro il viaggio dell’ecclesiastico: «La resistenza libanese rifiuta il viaggio del patriarca Rai», «Boicottare Israele e i suoi alleati è uno strumento a cui non rinunceremo», sono alcune delle frasi dei volantini. D’altra parte, diversi opinionisti laici e lontani da posizioni religiose si sono esposti in difesa della scelta del patriarca: «È troppo facile definire uno traditore o agente dei servizi segreti e invocare la sua esecuzione non appena pronuncia la parola Israele – scrive A Separate State of Mind, uno dei più seguiti blog libanesi –. Ormai è quasi un riflesso condizionato. Non si può più accettare questo terrorismo ideologico! (…) Che vantaggio ci sarebbe se il patriarca rimanesse a Bkerke (la sede del patriarcato maronita in Libano – ndr) mentre il Papa è a Gerusalemme? Che messaggio positivo potrebbe lanciare? Non è ormai il tempo di discutere su cosa fare o non fare, senza minacciare qualcuno di morte?». «La recente levata di scudi contro la visita del patriarca maronita nei territori palestinesi è l’ennesima presa di posizione ipocrita ed ideologica (…) della scena libanese – commenta Gino’s blog, altro commentatore molto seguito in Rete -. Quando Mahmoud Ahmadinejad (l’ex presidente iraniano – ndr) si recò a New York e pronunciò un discorso all’università, perché non vi siete sentiti offesi? Perché dunque quel suo gesto non è stato così inaccettabile come quello del patriarca Rai?».
In Israele, la piccola comunità cristiana locale – in gran parte araba – spera che la visita del Papa possa essere l’occasione per un cambiamento positivo. Il quotidiano libanese The Daily Star riferisce che alcuni abitanti cattolici originari dei villaggi di Iqrit e di Kufr Bi’rim, nel nord di Israele, hanno indirizzato al pontefice una lettera aperta. I due villaggi, molti vicini al confine con il Libano e abitati da cristiani, nel 1948 vennero occupati dall’esercito israeliano che intimò agli abitanti di abbandonarli. Oggi gli antichi paesini sono praticamente disabitati e i discendenti dei loro abitanti sono sparsi in tutto il nord di Israele (una famiglia di Iqrit sarà tra quelle che pranzeranno con Papa Francesco a Betlemme domenica). Nella lettera indirizzata al pontefice questi cristiani gli chiedono di aumentare la pressione su Israele perché ponga fine alle ingiustizie inflitte alla loro comunità.