Papa Francesco incontra oggi i cristiani di Giordania allo stadio di Amman, dove - alle 16 ora locale - celebra una messa di fronte ad almeno 30 mila fedeli. Officiano assieme al Papa 115 sacerdoti, 60 tra diaconi e religiosi di diversi Paesi arabi, e i patriarchi delle Chiese cattoliche d’Oriente. La messa allo stadio di Amman è quasi una festa della famiglia. Oltre 1.200 bambini riceveranno la prima comunione.
(c.g.) – Papa Francesco incontra oggi i cristiani di Giordania allo stadio di Amman, dove – alle 16 ora locale – celebra una messa di fronte ad almeno 30 mila fedeli. Officiano assieme al Papa 115 sacerdoti, 60 tra diaconi e religiosi di diversi Paesi arabi, e tutti e sei i patriarchi delle Chiese cattoliche d’Oriente: Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme; il greco-cattolico Gregorio III Laham, il copto-cattolico Ibrahim Isaac Sidrak, l’armeno-cattolico Narsis VIII, il siro-cattolico Ignatius Joseph III Younan e il caldeo Louis Raphael I Sako. Tra gli officianti, anche il patriarca maronita Bechara Rai, giunto ieri da Beirut ad Amman e intenzionato a seguire Papa Francesco fino a Gerusalemme e in Israele, nonostante le polemiche che questo suo gesto ha provocato in Libano, da dove proviene.
Sul fondale del palco che ospita l’altare, il Papa e i concelebranti principali campaggiano due gigantografie di san Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII i due Pontefici canonizzati il mese scorso da Papa Francesco.
La messa allo stadio di Amman si preannuncia quasi una festa della famiglia: «Nel corso della messa ci saranno le prime comunioni di 1.223 bambini – spiega padre Rifat Bader, portavoce del patriarcato latino di Gerusalemme per la visita del Pontefice in Giordania –; assieme a questi ai bambini ci saranno i loro genitori. In Giordania la famiglia è ancora una istituzione forte; vorremmo dire, celebrando con le famiglie le prime comunioni, che l’educazione cristiana non è solo compito della scuola o della Chiesa ma, in particolare, del capofamiglia. Questo è l’anno preparatorio del Sinodo dei vescovi sulla famiglia e la prima comunione è una festa di tutta la famiglia».
Tra i presenti moltissimi giovani, arrivati non solo dalla Giordania, ma anche da Libano, Iraq e dagli altri Paesi arabi vicini. Miriam David Kassis, 20 anni, studia ingegneria e frequenta il gruppo giovanile dei lassaliani. «Essere cristiani qui in Giordania non è così difficile – racconta Miriam -: possiamo andare nelle nostre chiese, avere il nostro stile di vita; anche se, essendo quella giordana una società islamica, non siamo liberi esattamente come in altri Paesi. Per noi la visita del Papa è un semaforo verde: ci dà lo slancio per continuare le nostre attività». Hesham Swedan, 22 anni, frequenta un gruppo animato dai francescani, nella parrocchia della Vergine Maria di Amman. «Qui, come cristiani non abbiamo grandi problemi – racconta Hesham -: viviamo in pace in pace con tutti; ma non tutti ci amano. Con i fondamentalisti islamici abbiamo qualche difficoltà». Tra i giovani cristiani che vivono in Giordania, diversi sono rifugiati iracheni. Arwa Adnan, 31 anni, è arrivata in Giordania nel 2010, fuggendo da Baghdad. È in attesa di un visto per la Germania o per l’Olanda, dove vivono alcuni parenti: «Il Papa ci porta speranza – spiega -. Siamo contenti perché sappiamo bene che non è facile per il Papa venire in un Paese arabo. Hans Gorgis, 20 anni, un anno fa è stato vittima di un attentato a Baghdad; è astato curato ad Amman. «Ho rischiato la vita ma grazie a Dio sono guarito – racconta -. Ora mi sto preparando per andare in Canada».
Tra i partecipanti alla celebrazione, anche molte scolaresche. In tutto il Paese lavorano 24 scuole del Patriarcato latino di Gerusalemme; ma solo ad Amman sono 50 gli istituti cristiani, privati o di altre Chiese. Fra Rachid Mistrih è il direttore del Terra Sancta College, prestigiosa scuola della Custodia di Terra Santa, aperta ad Amman fin dal 1949. «La scuola è la spina dorsale della Chiesa nel Medio Oriente – spiega fra Mistrih -, perché è un’istituzione qualificata, ben vista da tutti, cristiani e musulmani. Mentre la parrocchia accoglie i cristiani, la scuola accoglie tutti: per questo bisogna insistere su un buon livello di servizio, educativo e accademico, e questo dà forza alla stessa Chiesa».