Nella chiesa del Battesimo di Gesù, a Betania oltre il Giordano, in mezzo a un popolo di sofferenti, il Papa ha nuovamente chiesto pace per la Siria e sostegno internazionale per gli sforzi umanitari della Giordania verso i profughi. Ma ha anche chiesto ai produttori e trafficanti d'armi, che alimentano i conflitti, di cambiare vita.
(c.g.) – «Guai ai violenti, a chi ha progetti di guerra, ai fabbricanti e ai mercanti di armi. Che Dio li converta!». L’incontro tra Papa Francesco e i rifugiati, poveri e i disabili della Giordania si svolge nella chiesa del Battesimo di Gesù, a Betania oltre il Giordano. Proprio qui, sulle sponde del fiume, duemila anni fa Giovanni il Battista predicava al popolo d’Israele la conversione dei peccati, sferzando farisei e malfattori.
Papa Francesco, di fronte ad un moderno popolo di sofferenti, usa parole che ricordano, per l’impeto lo sdegno, il Battista. Durante il suo discorso, per tre volte il Papa ha alzato gli occhi dal foglio che teneva in mano, continuando a braccio; in due di queste occasioni è stato proprio per chiedere ai violenti la conversione.
«Cari fratelli e sorelle – ha iniziato il Pontefice rivolgendosi alle centinaia di persone, in gran parte bambini e giovani, stipate nella chiesa costruita dal patriarcato latino di Gerusalemme –, nel mio pellegrinaggio ho voluto fortemente incontrare voi che, a causa di sanguinosi conflitti, avete dovuto lasciare le vostre case e la vostra Patria e avete trovato rifugio nella ospitale terra di Giordania; e al tempo stesso voi, cari giovani, che sperimentate il peso di qualche limite fisico. Il luogo in cui ci troviamo ci ricorda il battesimo di Gesù. Venendo qui al Giordano a farsi battezzare da Giovanni, Egli mostra la sua umiltà e la condivisione della condizione umana: si abbassa fino a noi e con il suo amore ci restituisce la dignità e ci dona la salvezza. Ci colpisce sempre questa umiltà di Gesù, il suo chinarsi sulle ferite umane per risanarle. E a nostra volta siamo profondamente toccati dai drammi e dalle ferite del nostro tempo, in modo speciale da quelle provocate dai conflitti ancora aperti in Medio Oriente. Penso in primo luogo alla Siria, lacerata da una lotta fratricida che dura da ormai tre anni e ha già mietuto innumerevoli vittime, costringendo milioni di persone a farsi profughi ed esuli in altri Paesi». Qui il Pontefice ha smesso di leggere spiegando ai presenti fatto che le guerre avvengono per interessi, perché c’è sempre qualcuno che, fabbricando e vendendo armi, vuole guadagnare sulla morte e sulla sofferenza degli altri. Alla fine del suo ragionamento ha sollecitato i presenti con queste parole: «Nel nostro cuore, diciamo una parola per questi poveri criminali, perché si convertano!».
Nel corso del suo discorso, il Papa si è rivolto alla Comunità internazionale, perché non lasci sola la Giordania nel far fronte all’emergenza umanitaria. «Rinnovo il mio più accorato appello per la pace in Siria. Cessino le violenze e venga rispettato il diritto umanitario – ha supplicato –, garantendo la necessaria assistenza alla popolazione sofferente! Si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato. La soluzione, infatti, può venire unicamente dal dialogo e dalla moderazione, dalla compassione per chi soffre, dalla ricerca di una soluzione politica e dal senso di responsabilità verso i fratelli».
Il Papa si è rivolto poi, in un modo tutto speciale, ai giovani: «A voi giovani chiedo di unirvi alla mia preghiera per la pace – ha chiesto Francesco -. Potete farlo anche offrendo a Dio le vostre fatiche quotidiane, e così la vostra preghiera diventa particolarmente preziosa ed efficace. E vi incoraggio a collaborare, col vostro impegno e la vostra sensibilità, alla costruzione di una società rispettosa dei più deboli, dei malati, dei bambini, degli anziani. Pur nelle difficoltà della vita, siate segno di speranza. Voi siete nel cuore di Dio e delle mie preghiere, e vi ringrazio per la vostra calorosa e numerosa e gioiosa presenza.
Al termine di questo incontro – ha concluso il Papa – , rinnovo l’auspicio che prevalgano la ragione e la moderazione e, con l’aiuto della comunità internazionale, la Siria ritrovi la via della pace. Dio converta i violenti e coloro che hanno progetti di guerra, coloro che fabbricano e vendono armi, e rafforzi i cuori e le menti degli operatori di pace e li ricompensi con ogni benedizione».
Prima di entrare in Chiesa il Papa è stato accompagnato da re Abdallah e alcuni altri membri della famiglia reale a visitare le rovine dell’antica basilica bizantina che sorgeva sulle rive del Giordano. Qui Francesco si è chinato per toccare l’acqua del fiume, fermandosi a pregare silenziosamente per qualche minuto. Gesto che ha ripetuto anche nelle vicinanze della nuova chiesa in cui poi è entrato.
Il Papa si è anche fermato, come ogni altro pellegrino potrebbe fare, per lasciare un pensiero nel libro degli ospiti del sito del Battesimo. Francesco ha scritto in spagnolo: «”Denudati l’anima e i piedi/ si avvicinarono al battesimo/ dodici tribù di Israele”. Chiedo a Dio onnipotente e misericordioso che ci insegni a tutti a camminare nella Sua presenza con l’anima e con i piedi spogli, e il cuore aperto alla misericordia divina e all’amore ai fratelli. Così Dio sarà tutto in tutti e regnerà la pace. Grazie per offrire all’umanità questo luogo di testimonianza. Francesco 24.5.2014». Espressioni che il Santo Padre ha soppesato parola per parola al momento in cui le scriveva e che poi, sotto lo sguardo attento del principe Ghazi Bin Talal, che affiancava il Papa, sono state tradotte dall’interprete e trascritte in calce in lingua araba da un funzionario giordano.