«Lo spirito dell'Egitto è tornato», intonavano i giovani rivoluzionari di piazza Tahrir, al Cairo, nel gennaio 2011. Ma pochi hanno colto il riferimento al titolo del celebre romanzo pubblicato nel 1927 da Tawfik al-Hakim: 'Awdat al-ruh, ovvero Il ritorno dello spirito. Da qui partono gli autori di questa monografia per esplorare il nesso fra modernità, nazione e cultura nella letteratura egiziana contemporanea.
«Lo spirito dell’Egitto è tornato», intonavano i giovani rivoluzionari di piazza Tahrir, al Cairo, nel gennaio 2011. Ma pochi hanno colto il riferimento al titolo del celebre romanzo pubblicato nel 1927 da Tawfik al-Hakim: ‘Awdat al-ruh, ovvero Il ritorno dello spirito. Da qui partono gli autori di questa “monografia a sei mani”, come l’ha definita nella prefazione l’arabista Hilary Kilpatrick, per esplorare il nesso fra modernità, nazione e cultura nella letteratura egiziana nei decenni intorno all’indipendenza dal Mandato britannico (1922), e i suoi riflessi nella nuova fase che si è aperta con la fine, tre anni fa, del «secolo lungo arabo».
Modernità arabe non attinge solo agli strumenti della critica letteraria e della letteratura comparata ma si configura come un saggio multidisciplinare che sfata gli stereotipi sulla “modernità rimossa” in Egitto agli inizi del XX secolo, sulla percezione dell’Islam come ostacolo allo sviluppo, sulla concezione della civiltà islamica come “altra” rispetto all’Occidente.
Nella prima parte i ricercatori di Lingua e letteratura araba Lorenzo Casini (Università di Messina), Maria Elena Paniconi (Università di Macerata) e la docente Lucia Sorbera (Università di Sydney) prendono il modello del “romanzo di formazione” come chiave di lettura per analizzare l’immagine dell’individuo. Il farsi di una nazione viene così ripercorso attraverso il prisma di questa ricca galleria di “giovani in formazione”, come Hamid, il protagonista di Zaynab di Muhammad Husayn Haykal, o come il quindicenne Muhsin, il cui “divenire adulto” forma la trama di Il ritorno dello spirito.
Tali romanzi – non dissimili dal genere coevo del Bildungsroman europeo, rimarcano gli autori – si rivelano particolarmente adatti sia a ritrarre l’immagine di nazione sia, nei viaggi dei protagonisti a Parigi e a Londra, a riflettere sul confronto con l’Europa e con la cultura occidentale, con il suo progresso materiale ed il suo individualismo, le sue conquiste politiche e civili e la minore solidarietà sociale rispetto alle società arabe. Proprio l’Europa è al centro della seconda parte del saggio, nella quale gli autori mostrano come il romanzo divenne il veicolo per le tematiche più discusse dai protagonisti della Nahda, il Rinascimento arabo che in Egitto continuò a produrre cultura, pensiero, innovazione ben dopo il crollo dell’Impero Ottomano: come sostenere il confronto con l’Europa rimanendo se stessi? Quali sono gli aspetti “dell’altro” europeo da integrare? Quali i modelli verso i quali volgere la propria attenzione?
Modernità arabe ricostruisce in effetti il clima culturale agli albori dell’indipendenza e le accese discussioni che animavano il dibattito su Islam e modernità nelle maggiori riviste dell’epoca, come su al-Jarida, diretta dal primo rettore dell’università al Azhar del Cairo, Ahmad Lufti al Sayyid, uno dei più importanti teorici del nazionalismo egiziano – mentore tra l’altro del grande scrittore cieco Taha Husayn (futuro ministro dell’Istruzione e tra i principali esponenti del razionalismo illuminista in Egitto) – e protettore delle scrittrici e femministe egiziane, l’opera delle quali è al centro della terza e ultima parte del volume. Proprio sulla rivista al-Jarida il critico letterario Ahmad Daif scriveva nel 1919, l’anno della rivoluzione: «Dovremmo avere una letteratura egiziana che rifletta il nostro stato sociale, i nostri movimenti intellettuali e la regione nella quale viviamo, che ritragga l’agricoltore nel campo, il mercante nel suo magazzino, il governante al proprio posto, l’insegnante tra i suoi studenti, lo sheikh tra la sua gente, i credenti in moschea, il monaco nella sua cella e la gioventù nei suoi giochi amorosi. In definitiva, vogliamo avere una personalità nella nostra letteratura».
Una poetica che si tradusse in opere destinate a influire a lungo sulla letteratura egiziana, come i romanzi di Taha Husayn (conosciuto in Italia soprattutto per l’autobiografia Il libro dei giorni) ed analizzato in questo saggio con l’opera Adib, o come Qindil Umm Hashim di Yahya Haqqi. Gli autori illuminano dei testi che non sono il racconto del passato, ma che si configurano come una riflessione sulla natura di un popolo, sul rapporto con l’Europa, sull’utilizzo della storia per definire il presente e sulla tensione fra memoria individuale e collettiva nella ricerca di una via egiziana alla modernità.
Lorenzo Casini – M. Elena Paniconi – Lucia Sorbera
Modernità arabe. Nazione, narrazione e nuovi soggetti nel romanzo egiziano
Mesogea, Messina 2013
pp. 364 – 24,00 euro