«La visita di Papa Francesco in Giordania è un incoraggiamento per chi lavora alla costruzione di una società basata sulla convivenza e sul perdono». Monsignor Giorgio Lingua, nunzio apostolico ad Amman, in un’intervista al quotidiano The Jordan Times, indica la principale chiave di lettura del pellegrinaggio papale. Apprezzata la decisione di Bergoglio di inserire nel proprio seguito anche un rabbino e un imam.
(Milano/c.g.) – «La visita di Papa Francesco in Giordania è un incoraggiamento per chi lavora alla costruzione di una società basata sulla convivenza e sul perdono». Monsignor Giorgio Lingua, nunzio apostolico ad Amman, alla vigilia dell’arrivo del Pontefice in Giordania ha rilasciato un’intervista al quotidiano The Jordan Times, indicando la principale chiave di lettura del pellegrinaggio papale: ovvero, la possibilità di convivenza di uomini di fedi diverse e l’importanza del dialogo interreligioso.
«Il messaggio che Papa Francesco ci manda, invitando un rabbino e un imam nel seguito del suo viaggio in Terra Santa – ha spiegato l’arcivescovo – è che la religione non è la causa dei conflitti nel Medio Oriente, ma più propriamente, una parte della soluzione». Su invito del Pontefice, come si sa, faranno parte del seguito papale anche l’imam Omar Abboud, presidente musulmano dell’Istituto per il dialogo interreligioso di Buenos Aires, e il rabbino Abraham Skorka, rettore del seminario rabbinico latinoamericano della capitale argentina, entrambi diventati amici di Bergoglio negli anni del suo episcopato. «Il Papa con questo gesto ci invita ad abbattere le barriere ed i pregiudizi che condizionano le nostre relazioni – ha spiegato mons. Lingua – e anche se noi (cristiani e musulmani – ndr) siamo differenti, siamo una cosa sola nella nostra umanità. Papa Francesco viene qui in Giordania per sostenere coloro che lavorano ogni giorno per costruire una società di Pace, possibile solo se iniziamo a tendere la mano ai nostri vicini, se chiediamo e offriamo perdono invece di condannarci reciprocamente».
Da anni la Casa reale ashemita è in prima linea, in Medio Oriente, per promuovere il dialogo interreligioso. Il principe Hassan bin Talal, zio dell’attuale sovrano di Giordania, è uno dei massimi esponenti di questo dialogo, avendo fondato vent’anni fa l’Istituto reale per gli studi interreligiosi (Riifs) il cui scopo è diffondere il dialogo tra i credenti di religioni diverse e sostenere un Islam tollerante e moderato. In un’intervista rilasciata all’agenzia Catholic News Service, il principe Hassan ha espresso il desiderio che la visita di Papa Francesco possa dare forza ad un nuovo «modello di speranza». In particolare il principe ha lodato la decisione di Bergoglio, di avere nel suo seguito anche un rabbino ed un imam. «I fondamentalisti siano ebrei, cristiani o musulmani, fanno sempre di tutto per suscitare la fine del mondo – ha detto il principe – piuttosto che lavorare per forme di convivenza, per cui la Terra Santa non sia santa solo di nome, ma anche per un suo possibile futuro. Per questo penso che la visita del Papa in compagnia di un musulmano e di un ebreo abbia un valore più che simbolico».