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Una fredda Pasqua di speranza

di Giorgio Bernardelli
16 aprile 2014
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In Terra Santa di questi tempi il clima del cuore è abbastanza freddo e cupo... Eppure Pasqua viene a ricordarci che c'è un altro tempo su cui sintonizzarci, il tempo suggerito dall'alto. E questo tempo non annuncia la rassegnazione al peggio, ma una stagione in cui le ossa aride ritornano a vivere. Come nella celebre visione del profeta Ezechiele...


Non finirò mai di stupirmi degli intrecci di Gerusalemme. Proprio oggi ne ho scoperto uno nuovo, quanto mai intrigante: nella preghiera in sinagoga dello shabbat che cade nella settimana di Pesach – la Pasqua ebraica – si legge il brano del capitolo 37 del libro di Ezechiele in cui al profeta l’Altissimo mostra in visione una distesa di ossa in una pianura e gli dice: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”».

Come osserva Dahlia Marx nel commento proposto sul sito di Rabbis for Human Rights che rilanciamo sotto, si tratta di uno dei rari brani in cui nella Bibbia ebraica si parla del tema della resurrezione. Ed è singolare osservare che – essendo entrati lunedì sera nel tempo di Pesach – i nostri fratelli ebrei leggeranno questo brano proprio sabato mattina. E noi sappiamo anche che in questo 2014 i cristiani di ogni confessione celebrano la Pasqua in contemporanea per una coincidenza del calendario gregoriano e quello giuliano; ma questo a Gerusalemme ha una conseguenza pratica molto importante: le due celebrazioni più importanti al Santo Sepolcro – la Veglia Pasquale latina presieduta dal patriarca Twal e la cerimonia del Santo fuoco presieduta dal patriarca ortodosso Teofilo – si svolgeranno entrambe quest’anno sabato 19 mattina, una dopo l’altra. Quasi in contemporanea, dunque, con il momento in cui a Gerusalemme nelle sinagoghe si leggerà il brano di Ezechiele sulle ossa chiamate a ritornare alla vita.

Ci possono essere due modi per guardare a queste coincidenze. Ci si può fermare a un atteggiamento sostanzialmente «cabbalistico», ripetendo all’infinito il paradosso di Gerusalemme e delle sue religioni. Ma c’è anche un’altra strada che forse è proprio quella che le nostre Pasque un po’ più in profondità ci vogliono suggerire. È la strada di una fede che sia davvero occasione di rinascita, anche oltre ogni evidenza negativa.

È molto interessante a questo proposito il commento di Dahlia Marx perché ricorda come la lettura di questo brano di Ezechiele proprio a Pesach fosse legata ai cicli della natura della Terra di Israele, che – come nei nostri Paesi mediterranei – in questa stagione rifiorisce alla vita. Eppure gli ebrei hanno continuato a leggere questo brano in questo momento dell’anno anche in diaspora, comprese quelle zone della fredda Europa orientale dove a Pesach era molto più probabile incontrare ancora la neve e il freddo. Perché il tempo era comunque quello dell’Eretz Yizrael, la Terra di Israele.

Ecco: forse questa immagine ci può aiutare a leggere questa Pasqua comune di Gerusalemme, che è anche una Pasqua di grande preoccupazione per il futuro immediato di questa terra. Il processo di pace per l’ennesima volta è andato in frantumi, la violenza torna a farsi sentire: lunedì sera – proprio mentre si recava a festeggiare Pesach con la sua famiglia – un ispettore di polizia israeliano è stato ucciso a Hebron (in Cisgiordania) e a Gerusalemme c’è molta tensione intorno alla spianata delle Moschee. Il clima vero, quello del cuore, è dunque abbastanza freddo di questi tempi nella Città Santa. Eppure Pasqua viene a ricordarci che c’è un altro tempo su cui sintonizzarci, il tempo suggerito dall’alto. E questo tempo non annuncia la rassegnazione al peggio, ma una stagione in cui le ossa ritornino a vivere.

Ed è proprio quanto chiedono i capi delle Chiese di Gerusalemme nel loro augurio di Pasqua, che non possiamo non fare anche nostro: «Nonostante le gravi difficoltà di oggi esortiamo tutte le parti a non lasciar cadere questa opportunità storica per la pace – scrivono -. Se non si cerca di superare le discriminazioni tra le diverse comunità non può esserci pace vera per tutti. Perché la pace sia vera, deve abbracciare la giustizia e la volontà di riconciliazione. Quella riconciliazione tra Dio e l’umanità e tra i popoli contrapposti che sgorga dalla Croce ed è resa manifesta dalla Resurrezione».

Clicca qui per leggere il capitolo 37 del Libro di Ezechiele nella traduzione Cei della Bibbia

Clicca qui per leggere il commento di Dahlia Marx sul sito di Rabbis for Human Rights

Clicca qui per leggere l’augurio pasquale dei capi delle Chiese di Gerusalemme

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