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Passi avanti per i diritti delle donne egiziane

di Elisa Ferrero
7 aprile 2014
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In mezzo agli ormai consueti scontri fra i manifestanti della Fratellanza Musulmana e la polizia, ai ripetuti attentati contro le forze di sicurezza e a nuove faide tribali, le donne egiziane, paradossalmente, compiono piccoli passi verso l’affermazione dei loro diritti. Al vaglio del governo c'è un disegno di legge che dichiara reato le molestie sessuali. Qualcosa si muove anche sul fronte della lotta alle mutilazioni genitali femminili.


In mezzo agli ormai consueti scontri fra i manifestanti della Fratellanza Musulmana e la polizia, ai ripetuti attentati contro le forze di sicurezza e a nuove faide tribali, le donne egiziane, paradossalmente, compiono piccoli passi verso l’affermazione dei loro diritti. La settimana scorsa, il governo ha preso in esame un disegno di legge, presentato dal Consiglio nazionale per la donna, che dichiara reato le molestie sessuali, piaga sociale molto diffusa negli ultimi anni, tanto da collocare l’Egitto al secondo posto nella lista dei Paesi più affetti da questo problema. Se tutto andrà bene, al codice penale sarà dunque aggiunto un articolo specifico sulle molestie sessuali alle donne, reato definito con precisione per la prima volta nella storia del diritto egiziano.

Il nuovo articolo reciterebbe: «Chiunque molesta una donna in maniera persecutoria, sia con gesti sia con parole sia con scritti, o utilizzando moderni mezzi di comunicazione o di qualsiasi altro genere, compiendo atti a lei non graditi che rechino allusioni e insinuazioni sessuali o lascive, in un luogo pubblico o privato, sarà punito dalla legge con il carcere per un periodo non inferiore a un anno e con un’ammenda non inferiore a diecimila lire egiziane, oppure con una sola di queste due pene». La proposta di legge prevede inoltre punizioni di diversa gravità per molestie sessuali orali, fisiche o collettive, cioè commesse da gruppi composti da due o più uomini.

Questa proposta di legge non è stata esente da critiche da parte delle numerose associazioni egiziane in difesa dei diritti delle donne. Quasi tutte concordano nel riconoscere la rilevanza di questa legge come deterrente, e come passo senza precedenti nella storia egiziana, ma alcune preferirebbero una normativa più ampia che criminalizzi qualsiasi genere di violenza sulle donne. Alcune reputano che le parole «in maniera persecutoria», contenute nel nuovo articolo di legge sulle molestie sessuali, potrebbero limitarne drasticamente l’applicazione. Altre ritengono che questo articolo, menzionando solo le donne, discrimini uomini e bambini, e che pertanto dovrebbe essere riformulato senza citare il sesso della parte lesa. L’importante, però, è che questo dibattito avvenga, finalmente.

Nel mese di marzo, poi, è accaduto un secondo fatto inaudito, riguardante un’altra grande piaga che affligge le donne egiziane: le mutilazioni genitali femminili. Per la prima volta nella storia egiziana, un giudice ha avviato un processo contro il padre di una ragazzina di tredici anni per averla sottoposta a infibulazione, in seguito alla quale la bambina ha perso la vita. Anche il medico che ha praticato l’operazione è ora sotto processo. Questa è una novità, poiché di solito casi del genere sono archiviati come errori medici e si risolvono con il risarcimento della famiglia da parte del dottore colpevole.

Dati risalenti al 2008, anno in cui questa pratica è stata dichiarata illegale, indicano che ben oltre il 90 per cento delle donne egiziane ha subito mutilazioni genitali, indipendentemente dalla religione di appartenenza. Nonostante la legge del 2008 e una fatwa del 2006 che si è pronunciata contro le mutilazioni genitali femminili, la pratica continua ad esistere. Oggi, finalmente, dopo aver temuto nel 2013 che i parlamentari salafiti riuscissero ad abolire la legge del 2008, qualcosa di positivo sembra muoversi.

Forse, però, il segnale più incoraggiante giunge dal profondo sud dell’Egitto, dalla città di Aswan per l’esattezza. Il 17 marzo – data simbolicamente compresa fra il 16 marzo, giorno della donna egiziana, e il 21 marzo, festa della mamma egiziana – un gruppo di cento donne ha dichiarato, con un atto pubblico, l’abbandono della pratica delle mutilazioni genitali nei confronti delle proprie figlie, insieme alla consuetudine di farle sposare da bambine.

La speranza è donna in Egitto.

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