Aprile 2014
L’eclissi dei profughi siriani
Non ci sono più parole per descrivere il dramma della Siria. O forse siamo noi a non volere più sentire parole su questa guerra terribile di fronte alla quale ci sentiamo impotenti. Fatto sta che persino i profughi e rifugiati, le vittime più indifese di questo conflitto, ormai faticano a bucare i nostri schermi. Far fare notizia ai profughi siriani sta dunque diventando una delle fatiche più quotidiane per chi si occupa di questa emergenza umanitaria. Due storie venute alla ribalta questa settimana ce lo mostrano molto bene.
Maroun Lahham: «In Giordania una Chiesa vivace, fatta di famiglie solide»
«Ad Amman il Papa verrà certamente con il suo sorriso, la sua umiltà, la sua umanità. Nessuno può prevedere cosa dirà: ci farà le sue sorprese…». Così mons. Maroun Lahham, vicario per la Giordania del patriarca latino di Gerusalemme. L'arcivescovo traccia un profilo della Chiesa giordana: solidale e vivace anche in un contesto musulmano che non garantisce la piena libertà religiosa.
Mentre Israele temporeggia Mahmoud Abbas rompe gli indugi e si rivolge all’Onu
A Ramallah davanti alle telecamere della tivù il presidente palestinese ha firmato le richieste d’adesione della Palestina a 15 agenzie delle Nazioni Unite e a vari trattati internazionali, a cominciare dalla Quarta Convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili in tempo di guerra. La decisione segnala lo stato di paralisi dei negoziati israelo-palestinesi mediati dagli Usa.
Deir Rafat, un altro santuario cristiano nel mirino dei vandali in Israele
Dei graffiti che offendono la fede cristiana, insieme ad altri che insultano gli Stati Uniti d’America, sono stati tracciati ieri con uno spray nero sul muro di cinta del monastero cattolico di Deir Rafat, pochi chilometri a ovest di Gerusalemme, in territorio israeliano. Il vandalismo sarebbe ancora una volta da attribuire ai coloni estremisti.
La Caritas giordana per i profughi siriani
Solo il 10 per cento dei siriani che vivono in Giordania (130 mila su un milione e 300 mila) è ospitato in campi profughi. Gran parte degli altri, in fuga da casa e privi di risorse economiche, è dispersa nel Paese e vive in condizioni abitative, sanitarie - e spesso anche umane - pessime. Ad Amman visitiamo uno dei centri Caritas che li assistono.
La Giordania chiede al Papa consolazione
Il prossimo 24 maggio Papa Francesco sarà in Giordania. Wael Suleiman, direttore esecutivo della Caritas giordana, ci racconta quello che vorrebbe dirgli. Gli parlerebbe di un Paese che si sente schiacciato dai conflitti che infuriano nella regione e che è solo ad affrontare i bisogni di milioni di profughi. Gente che ha visto il male in faccia e ha perso la speranza, anche in Dio.