Capita spesso che i giornali e telegiornali ne parlino, dando per scontato che chi legge o ascolta sappia di cosa si tratta. I nomi sono esotici e hanno a che fare con vicende politiche molto complesse e spesso segnate da guerre e violenza: Hamas, Hezbollah, al-Iḫwān. A questi termini, che indicano movimenti ben precisi e storicamente collocati, se ne affiancano altri, giunti sulla scena mediatica più di recente: al-Qaeda (tristemente famosa soprattutto per l’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001), i gruppi radicali salafiti. La galassia dell’Islam, combattente o meno, resta però per la gran parte dell’opinione pubblica una sorta di buco nero.
Pur sapendo che la complessità della materia non si presta a facili semplificazioni, cerchiamo in questo dossier di offrire qualche chiave di lettura in merito alle tre principali formazioni attive in Medio Oriente. E alle loro attuali ramificazioni.
I Paesi che vedono impegnate queste organizzazioni, comunemente indicate come islamiche fondamentaliste, sono l’Egitto, il contesto israelo-palestinese, il Libano, la Siria in preda ad una feroce guerra civile. Va detto, per amor del vero, che la galassia fondamentalista islamica è ben più vasta: le formazioni dell’Islam combattente sono attive in diversi Paesi dell’Africa nera (Sudan, Nigeria, Somalia, solo per citare alcuni), nel Vicino e nell’Estremo Oriente (Filippine comprese). Non ne è esente l’Europa (soprattutto caucasica e balcanica) con varie presenze estremistiche jihadiste.
Una costante, in tutti questi contesti: la strumentalizzazione della religione a fini politici, con il ricorso in più casi alla lotta armata e al terrorismo. E il tentativo di giustificare con il nome di Dio progetti di egemonia che poco o nulla hanno a che fare con la sfera del soprannaturale.
(Questo testo introduce il Dossier di 16 pagine al centro del numero di Terrasanta su carta)