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Delitto d’onore, le donne palestinesi chiedono norme più severe

Terrasanta.net
24 marzo 2014
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Delitto d’onore, le donne palestinesi chiedono norme più severe
Giovani ragazze palestinesi in una via commerciale di Ramallah, in Cisgiordania. (foto Hadas Parush/Flash90)

Le organizzazioni umanitarie e femminili palestinesi chiedono alle autorità di varare misure più drastiche per arginare la violenza contro le donne ed estirpare il «delitto d'onore». Il presidente Mahmoud Abbas vara una commissione incaricata di riformare le norme del codice penale che discriminano le donne. Ma in pochi ci sperano veramente.


(Gerusalemme/m.m.l.v.) – La Giornata internazionale della donna, l’8 marzo scorso, ha offerto l’opportunità a molte attiviste palestinesi di dar voce al loro scontento e sconforto davanti al palazzo presidenziale di Ramallah. L’intento era di chiedere al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas di varare rapidamente nuove norme di legge che mettano fine ai «delitti d’onore».

Parliamo di violenze commesse dai mariti o da altri membri della famiglia contro le donne accusate di comportarsi in modo contrario alla morale. Per ragioni come queste 27 donne, nel corso del 2013, hanno trovato la morte dopo essere state percosse, strangolate o impiccate. Un numero doppio rispetto a quello registrato nel 2012. L’incremento non sembra inquietare più di tanto le autorità della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Su questo versante parecchi attivisti le considerano troppo lassiste o reticenti nel perseguire i sospetti. Così, i potenziali omicidi pensano di poter godere della totale impunità.

Uno dei problemi è che dopo la scissione tra Cisgiordania e Gaza, nel 2007, e malgrado le pressioni di parte dell’opinione pubblica, il Consiglio legislativo palestinese (ossia il parlamento) è paralizzato e non legifera. I colpevoli dei delitti d’onore sono sottoposti alle pene previste dal codice penale del 1936 a Gaza e a quello del 1960 in Cisgiordania. Malgrado numerosi decreti emanati da Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per ridurre le attenuanti in caso di morte conseguente a un delitto d’onore, entrambi i codici prevedono una riduzione di pena per un uomo che abbia ucciso la moglie o una congiunta colpevole di adulterio.

Durante la manifestazione indetta a Ramallah la presidente dell’unione dei comitati femminili, Khitam Saafin, ha dichiarato: «Chiediamo l’adozione immediata di una legge che limiti le attenuanti per i colpevoli di delitti d’onore. Vogliamo un codice penale moderno, che risponda anche alle esigenze delle donne».

Il presidente Mahmoud Abbas ha disposto che il suo gabinetto dia vita a una commissione giuridica incaricata di procedere a un esame competo degli articoli presenti nel codice penale che contengono norme discriminatorie nei confronti delle donne. La commissione prevede il concorso di giuristi, funzionari del ministero della Giustizia e rappresentanti di varie associazioni. Lavoreranno tutti insieme alla stesura di una nuova legge.

Si tratterà tuttavia di un compito arduo e c’è chi dubita fortemente della possibilità di successo, considerato soprattutto che simili iniziative sono già state intraprese in passato per poi concludersi con un nulla di fatto. Il direttore dell’ong palestinese Al-Haq (fondata nel 1979 per la difesa dei diritti umani nei Territori Occupati) Shawan Jabarin parla di «assenza di volontà politica». Secondo la direttrice del Comitato tecnico per le questioni femminili (Women’s affairs technical commitee, Watc), tenuto conto della situazione economica e politica del Paese, l’adozione di una nuova legge potrebbe non bastare per mettere fine ai delitti d’onore. «Si dovrebbe emettere un decreto che preveda punizioni severe – dice –. Non basta emanare una nuova legge per incidere a livello civile e popolare. Bisogna che le persone sviluppino la coscienza della gravità di questi assassini ai danni delle donne. E questo non avverrà che attraverso sanzioni davvero dissuasive».

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