Le monache greco ortodosse del monastero di Santa Tecla a Maalula, rapite ai primi del dicembre scorso da un gruppo di ribelli islamisti, sono apparse nuovamente in un video diffuso il 10 febbraio dall’emittente televisiva Al Jazeera. Il filmato sarebbe stato girato pochi giorni prima: il 5 febbraio. Le trattative per la loro liberazione hanno incontrato nuovi ostacoli.
(Milano/e.p.-g.s.) – Le monache greco ortodosse del monastero di Santa Tecla a Maalula, rapite ai primi del dicembre scorso da un gruppo di ribelli islamisti, sono apparse nuovamente in un video diffuso il 10 febbraio dall’emittente televisiva Al Jazeera. Il filmato sarebbe stato girato pochi giorni prima: il 5 febbraio.
La telecamera inquadra più volte la dozzina di religiose ed alcune di loro prendono la parola a turno. Dicono di aver dovuto lasciare Santa Tecla contro la propria volontà e sperano di tonarci presto perché è loro dovere non abbandonare il monastero neppure sotto i bombardamenti. Esprimono gratitudine verso tutti coloro che in Siria e nel mondo pregano per loro e ne chiedono la liberazione. Riconoscono di essere trattate bene. Auspicano la liberazione di tutti i prigionieri, detenuti legalmente o meno.
Al termine del filmato, che dura 4 minuti, una voce maschile fuori campo sostiene che sono in corso contatti con organizzazioni straniere per trasferire le suore in un posto più sicuro, ma che il regime siriano crea ostacoli ed è pronto a mettere a repentaglio l’incolumità delle suore, per poi dare la colpa ai ribelli.
Nel primo video, diffuso il 6 dicembre, le religiose negavano di essere state rapite. Ma, stando all’Agence France Presse, i media vicini al governo siriano sostenevano che i ribelli le usano come scudi umani e mettono a rischio la loro integrità.
Il 7 febbraio scorso il primo ministro libanese ad interim, Najib Mikati, si diceva ottimista sulla possibilità di un rilascio a breve delle suore di Maalula, grazie alla mediazione qatariota. Il Qatar dice di adoperarsi per il rilascio delle religiose. Anche il patriarca maronita, card. Bechara Boutros Rai, ha confermato che si sta trattando su molti fronti. A un certo punto la liberazione delle religiose era parsa imminente, ma è intervenuto un nuovo intoppo e la situazione si è nuovamente ingarbugliata. In Libano, la questione è seguita anche dal generale Abbas Ibrahim, comandante dei servizi di sicurezza. Le rapite avrebbero cittadinanza siriana e libanese.
Il primo ministro Mikati ha anche detto che i due vescovi ortodossi rapiti in Siria nella primavera 2013 sono probabilmente ancora vivi. «Non ci sono informazioni che indichino il contrario», ha risposto l’uomo politico, secondo il quotidiano The Daily Star, a chi gli chiedeva se si può pensare che i due ecclesiastici stiano bene.
Entrambi alla guida delle loro rispettive comunità ad Aleppo, seconda città della Siria, l’arcivescovo greco ortodosso Paul Yazigi e il siro ortodosso Youhanna Ibrahim furono sequestrati il 22 aprile 2013 da uomini armati mentre rientravano in città dal confine turco. Si dice che i due presuli fossero impegnati nelle trattative per la liberazione di due sacerdoti rapiti in febbraio e a tutt’oggi non ancora restituiti alla libertà.