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L’Islam senza misericordia

Carlo Giorgi
28 febbraio 2014
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L’Islam senza misericordia

Il gesuita Giovanni Sale, con il suo libro Islam contro Islam, ci propone una guida chiara e dettagliata all'Islam «duro e puro». Nella prima parte del volume l’autore si sofferma sui principali movimenti islamisti. La seconda parte è dedicata al tema del «martirio islamico», ovvero alla scelta di alcuni movimenti fondamentalisti di includere gli attentati suicidi tra le armi lecite di lotta.


Un fondamentalismo islamico non esiste. Ne esistono molti: è un variegato arcipelago, quello dei movimenti islamisti, che agitano oggi il Medio Oriente. Gruppi con caratteristiche diverse a seconda che abbiano scelto la partecipazione sociale o la clandestinità, l’impegno politico o la lotta armata e, addirittura, il terrorismo suicida.

Il gesuita Giovanni Sale, con il suo libro Islam contro Islam, ci propone una guida chiara e dettagliata al fondamentalismo musulmano. Nella prima parte del volume l’autore – storico e redattore del quindicinale La Civiltà Cattolica – si sofferma sui grandi movimenti che oggi hanno successo proponendo i principi fondanti della fede islamica alle masse popolari: i Fratelli Musulmani egiziani, Hezbollah (ovvero «il partito di Dio») sciita del Libano; e il palestinese Hamas (letteralmente «Il fervore»). Tre casi diversi in cui il ritorno alle origini teologiche dell’Islam ha saputo convincere vaste schiere di nostri contemporanei, in cerca di rivincita umana ed economica.

In principio furono i Fratelli Musulmani, nati a Ismailiyya, in Egitto, nel 1928 per intuizione di un maestro elementare. Ismailiyya è un villaggio affacciato sul canale si Suez da cui negli anni Venti del Novecento transitano – come oggi – le grandi navi mercantili dell’Occidente, segno concreto del potere economico straniero. E non a caso è proprio contro l’ingerenza occidentale che i Fratelli Musulmani iniziano a predicare, sostenendo un ritorno alla tradizione. La Fratellanza agisce socialmente: aiuta vedove e orfani, lavora per alfabetizzare gli analfabeti, ripudia la violenza e accetta il sistema parlamentare per far valere le proprie idee. Ma ha inesorabilmente come fine ultimo l’affermazione di uno Stato ispirato dalle leggi islamiche. Hamas nasce in Palestina nel 1987 in occasione della Prima intifada contro Israele e sceglie da subito, tra i suoi strumenti di lotta, anche le armi; affermando nel suo statuto di non poter accettare mai una Palestina non islamica. Hezbollah nasce in Libano nell’84 per opera di militanti sciiti, in occasione dell’occupazione israeliana del Paese: imbraccia subito le armi e accresce la sua popolarità con la cacciata dei soldati di Israele. Si radica tra la popolazione nel Sud del Libano e si fa forte del sostegno economico e religioso dell’Iran sciita.

La seconda parte del volume è dedicata al tema del cosiddetto «martirio islamico», ovvero alla scelta di alcuni movimenti fondamentalisti di includere gli attentati suicidi tra le armi lecite di lotta. Si scopre così la differenza tra martirio sciita (proprio delle milizie iraniane e di Hezbollah), dove l’attentatore suicida si scaglia contro obiettivi militari circoscritti e scelti con cura, e martirio sunnita (inventato da Hamas ed esportato da al Qaeda), in cui anche i civili possono essere indistintamente bersaglio dei terroristi, essendo parte dell’ostile sistema «occidentale e sionista». Da notare che molti influenti religiosi islamici hanno negli anni condannato apertamente la pratica del martirio islamico.


Giovanni Sale
Islam contro Islam
Movimenti islamisti, «jihad», fondamentalismo

Jaka Book, Milano 2013
pp. 166 – 14,00 euro

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