Milioni di pellegrini visitano ogni anno le chiese che lui ha ideato e costruito. Antonio Barluzzi (1884-1960) è l’architetto autore di molte delle basiliche che si possono ammirare oggi in Terra Santa. Per onorare il lavoro e l’opera di questo maestro è stato pubblicato un libro che viene presentato oggi a Roma, presso la delegazione di Terra Santa.
(Milano/c.g.) – Milioni di pellegrini visitano ogni anno le chiese che lui ha ideato e costruito, luoghi che ispirano preghiere e commuovono i cuori. Antonio Barluzzi (1884-1960) è l’architetto autore di molte delle basiliche che si possono ammirare oggi in Terra Santa: solo per fare qualche esempio, quella del Getsemani a Gerusalemme, e quelle del monte Tabor e delle Beatitudini in Galilea. Finalmente per onorare il lavoro e l’opera di questo maestro è stato pubblicato un libro: Antonio Barluzzi. Architetto in Terra Santa (Edizioni Terra Santa, 2013) che viene presentato oggi a Roma, presso la delegazione di Terra Santa, in via Matteo Boiardo 16, alla presenza dell’autrice, Giovanna Franco Repellini e del Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa. Un volume che inquadra l’opera del Barluzzi nel periodo storico in cui visse, rendendo il giusto merito al suo ingegno e alla sua attività.
Uno degli aspetti che il volume sottolinea, e uno dei segreti di questo ingegnoso romano, è la sua attitudine a lavorare in squadra: le grandi basiliche di Terra Santa che erige per conto della Custodia, dagli anni Venti agli anni Cinquanta del secolo scorso, sono il frutto di cantieri dove il maestro chiama a lavorare gli artigiani delle migliori botteghe romane del suo tempo, e gli artisti più rinomati della capitale italiana. Per fare un esempio, le vetrate della basilica del Getsemani, a Gerusalemme, sono disegnate da Duilio Cambellotti (1876-1960), punta di diamante del liberty italiano. I bronzi delle statue, i marmi scolpiti delle colonne e i mosaici, vengono realizzati a Roma da botteghe artigiane e solo successivamente trasportati via nave in Terra Santa e collocati in sito.
Virgilio Mortet, 88 anni, romano, da ragazzo lavora in uno dei cantieri di Barluzzi. I suoi ricordi confermano la sapiente regia orchestrata dal maestro: «All’epoca ero studente – racconta Virgilio – e per guadagnare qualche soldo lavoravo come cesellatore nella bottega artigiana di mio zio, la bottega Armando Mortet (una esercizio storico ancora in attività, affidato oggi proprio al figlio di Virgilio – ndr). Ricordo che mi avevano incaricato di cesellare delle statue di santi, che avrebbero ornato una grande porta di bronzo (quella che si può ammirare ancora oggi nel chiostro di San Girolamo, a Betlemme, edificato nel 1948 – ndr). Ricordo che mio zio, una volta terminato il lavoro, si recò anche in Palestina, per curare la posa delle porte».
Barluzzi, oltre ad essere un grande architetto, fu anche un cristiano sincero: «Mio zio Antonio aveva pensato di farsi francescano, ma era indeciso – racconta Antonio Barluzzi, 75 anni, nipote omonimo dell’architetto –; poi ebbe l’opportunità di un colloquio con il Papa (Benedetto XV) che lo incoraggiò a servire la Chiesa costruendo luoghi di preghiera. Consiglio che Antonio prese alla lettera per tutta la vita. Mi ricordo che i soldi non gli interessavano e che, per vivere, aveva pochissime pretese; in casa si raccontava di una volta in cui, a Napoli, in periodo di guerra, diede tutti i pochi soldi che aveva in tasca a un povero e se ne andò via sereno. D’altra parte era molto dotato dal punto di vista artistico, dipingeva e disegnava benissimo ed era anche un grande fotografo. Io conservo a casa mia alcuni suoi dipinti davvero splendidi. Gli ultimi anni della sua vita mio zio li ha trascorsi in via Boiardo, a Roma, ospitato dai frati della Custodia. Proprio lì andai a trovarlo qualche volta e di quegli incontri conservo i ricordi più cari».