L’Anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI e concluso da Papa Francesco, ha rappresentato un’occasione privilegiata per riflettere sul valore della nostra fede cristiana e sul senso del nostro essere credenti in Gesù Cristo, Christifideles. Il ricco magistero che ha accompagnato quest’anno, in particolare la pubblicazione della prima enciclica di Papa Francesco Lumen Fidei, non deve andare sprecato. La chiusura dell’Anno della fede nello scorso mese di novembre non può significare che la riflessione sul tema della fede possa essere ormai lasciata da parte. Anzi! La celebrazione dell’Anno della fede ci ha offerto lo spunto per approfondire il nostro rapporto con la prima delle virtù teologali, colei che ci permette l’accesso al Mistero di Dio e la sua accoglienza nella nostra umana povertà.
Proseguendo questa ricerca, cercheremo di aprire delle finestre sul rapporto privilegiato che lega la Terra Santa al tema della fede: cosa significa vivere la fede in Terra Santa?
Per cominciare a dare risposta a queste domande, credo che ci possano aiutare i titoli dei due documenti papali più significativi, legati al trascorso Anno della fede: il Motu proprio di indizione, intitolato Porta Fidei, e pubblicato da Benedetto XVI l’11 ottobre 2011, e la già citata Enciclica di Papa Francesco, Lumen Fidei, del 29 giugno 2013. Queste due immagini, quella della porta e quella della luce, sono infatti applicabili tanto alla virtù della fede che alla Terra Santa.
La fede è la porta di accesso alla vita di comunione con Dio e alla Chiesa, ricordava Papa Benedetto, perché è attraverso la fede che l’uomo ha la possibilità di entrare nel Mistero che è Dio. Non ci è possibile conoscere Dio in questa vita se non «per speculum in aenigmate», come ci dice san Paolo (1Cor 13, 12), cioè «in modo confuso, come in uno specchio».
La fede però ci permette di accogliere la Rivelazione che Dio stesso ci ha fatto di Sé, donandoci lo strumento conoscitivo adeguato per un oggetto che resta in se stesso soprannaturale, e dunque al di là delle possibilità della nostra ragione.
Ora, la Terra Santa è proprio la porta attraverso la quale questo Mistero ha potuto entrare nella nostra storia umana! Se la fede è la nostra porta di accesso al Mistero, la Terra Santa è la porta che Dio ha attraversato per rendersi accessibile a noi. Questa terra ha ascoltato per prima l’eco della Parola di Dio che si rivolgeva a degli uomini per introdurli all’amicizia con Lui: in questa terra la Parola di Dio prima si è fatta Libro, Scrittura Santa, e poi, nella pienezza dei tempi, si è addirittura fatta carne, ha assunto la fragilità della nostra condizione umana, ha voluto limitarsi, proprio per rompere i limiti dell’umano e introdurre l’uomo alla comunione piena e perfetta con il Mistero di comunione, che è la vita del Dio Uno e Trino.
La seconda immagine è quella della luce: la fede è la luce capace di illuminare l’intera esistenza dell’uomo, spingendosi fin oltre il punto in cui la luce dell’occhio umano si spegne, cioè la morte, come ci ricordava efficacemente Papa Francesco. Ebbene, la Terra Santa è proprio quella regione della luce, che ha visto sorgere il Sole di giustizia (Ml 3,20). Se l’adagio medioevale affermava «Ex oriente lux, ex occidente lex», la Terra Santa è quell’oriente, non solo geografico, che ha dato la luce della Rivelazione al resto del mondo, è il luogo natale di quel «Sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78, Oriens ex alto, secondo la Vulgata!), che si è definito Lui stesso «Luce del mondo» (Gv 8,12), Gesù Cristo, oggetto della nostra fede.