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Un pellegrinaggio di preghiera

Giuseppe Caffulli
21 gennaio 2014
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«Fratelli e sorelle, nel clima di gioia, tipico di questo tempo natalizio, desidero annunciare che dal 24 al 26 maggio prossimo, a Dio piacendo, compirò un pellegrinaggio in Terra Santa. Scopo principale è commemorare lo storico incontro tra il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che avvenne esattamente il 5 gennaio, come oggi, di 50 anni fa. Le tappe saranno tre: Amman, Betlemme e Gerusalemme. Tre giorni. Presso il Santo Sepolcro celebreremo un Incontro ecumenico con tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme, insieme al Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli. Fin da ora vi domando di pregare per questo pellegrinaggio, che sarà un pellegrinaggio di preghiera».

Dopo mesi di voci e indiscrezioni, Papa Francesco ha voluto dare di persona, proprio il 5 gennaio scorso, durante l’Angelus domenicale, la notizia del suo prossimo pellegrinaggio in Terra Santa. Una notizia che ci riempie di gioia e ci carica di qualche responsabilità: quella di raccontare a voi lettori (come già la nostra rivista ha fatto in occasione dei precedenti viaggi papali) un evento ecclesiale destinato a lasciare il segno.

Siamo certi che il viaggio di Papa Bergoglio (che accompagneremo con la preghiera) offrirà una volta di più a tutti, credenti e non, spunti di riflessione, a partire da alcuni gesti: un’ennesima denuncia della tragedia siriana (nella tappa di Amman), il sostegno ai cristiani di Terra Santa, spesso vittime di discriminazione (nella tappa di Betlemme), il rinnovato impegno della Chiesa cattolica per l’ecumenismo, sottolineato proprio al Sepolcro, il luogo che celebra la vittoria di Cristo sulla morte.

Un pellegrinaggio in Terra Santa che avrà come segno distintivo la «fraternità» tra i figli dell’unico Dio. Come Papa Francesco ha infatti sottolineato nel suo messaggio per la quarantasettesima Giornata mondiale della pace: «la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura». Parole queste che risuoneranno certamente anche nel prossimo maggio per le strade di Giordania, Israele e Palestina: una terra dove, per superare conflitti, divisioni e tradimenti che impediscono pace e armonia sociale, oggi più che mai appare indispensabile lasciarsi interpellare dalla domanda che Dio rivolge a Caino: «Dov’è Abele tuo fratello?».

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