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Alla Pontificia Università Antonianum riflettori sulla fortezza di Macheronte

Terrasanta.net
25 gennaio 2014
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Alla Pontificia Università Antonianum riflettori sulla fortezza di Macheronte
Al tavolo dei relatori (da sin.) fra Massimo Pazzini, Caterina Papi e Győző Vörös.

Si è svolto ieri mattina a Roma, presso la Pontificia Università Antonianum un convegno dedicato alle meraviglie della fortezza erodiana di Macheronte. In occasione dell’evento, promosso in collaborazione con la Fondazione Terra Santa, è giunto in Italia l’archeologo ungherese Győző Vörös, che da vent’anni coordina i lavori di scavo e conservazione del sito archeologico giordano.


(Roma/g.s.) – Si è svolto ieri mattina a Roma, presso la Pontificia Università Antonianum (l’ateneo francescano al 124 di via Merulana) un breve convegno intitolato Le meraviglie della fortezza erodiana di Macheronte. In occasione dell’evento, promosso dall’Università in collaborazione con la Fondazione Terra Santa, è giunto in Italia l’archeologo ungherese Győző Vörös, che da vent’anni coordina i lavori di scavo e conservazione del sito archeologico di Macheronte, in Giordania.

All’appuntamento è intervenuto un pubblico interessato anche se non particolarmente numeroso, complici alcune congiunture sfavorevoli come lo sciopero dei mezzi pubblici, le condizioni meteo e l’imminente inizio della sessione d’esami per gli studenti dell’Antonianum.

Tre i relatori che hanno preso la parola: Caterina Papi, docente di Archeologia presso l’Antonianum, che ha parlato sul tema Macheronte nelle fonti letterarie; il decano dello Studium Biblicum Franciscanum, fra Massimo Pazzini, con una relazione su: Le missioni archeologiche francescane in Terra Santa e, infine, lo stesso Győző Vörös, che ha illustrato magistralmente il sito di Macheronte, riferendosi anche ai contenuti di un suo recente e poderoso volume, edito in inglese dalle Edizioni Terra Santa.

La professoressa Papi ha offerto una carrellata delle principali fonti letterarie – dallo storico Giuseppe Flavio a numerosi altri autori – in cui viene menzionato Macheronte, dimostrando che la piazzaforte, in tutto il periodo in cui fu abitata ebbe un’importanza stategico-militare unica, per la sua posizione orografica e geografica, posta com’era ed est del fiume Giordano, sul confine con le terre dei nabatei.

Da parte sua, fra Massimo Pazzini, ha ribadito l’importanza dell’archeologia biblica osservando come l’incarnazione del Figlio di Dio sia avvenuta in una piccola regione del Medio Oriente, durante gli anni del primo imperatore romano Ottaviano Augusto. Una regione lunga poco più di 240 chilometri e larga poco più di 120 e che corrisponde a quella che i romani chiamavano Syria Palaestina. «La Palestina storica – ha detto Pazzini – costituisce dunque lo scenario entro il quale, circa due millenni or sono, visse e insegnò un ebreo di nome Gesù di Nazaret. L’archeologia, intesa come scienza storica, ebbe proprio in Terra Santa, durante il governo mandatario Britannico (1920-1948) una delle prime palestre dove affinare la sua metodologia». Nel prosieguo del suo articolato intervento (che si può scaricare in versione integrale, cliccando qui), il decano dello Studium Biblicum Franciscanum ha voluto ripercorere l’epopea degli scavi e ricerche intraprese dai suoi confratelli archeologici nel corso del Ventesimo secolo, per giungere fino al lavoro di fra Michele Piccirillo proprio a Macheronte, prima dell’avvento della missione archeologica ungherese.

Győző Vörös ha riassunto la successione delle varie spedizioni archeologiche a Macheronte dal Dicannovesimo secolo ad oggi e si è poi soffermato brevemente sugli esiti delle indagini della missione da lui stesso coordinata. Esiti che sono delineati, per filo e per segno, proprio nel volume Machaerus I. History, Archaeology and Architecture of the Fortified Herodian Royal Palace and City overlooking the Dead Sea in Transjordan, già citato.

Prima di giungere a Roma per il convegno all’Antonianum, l’archeologo ungherese ormai trapiantato in Giordania aveva fatto tappa a Milano, dove la sera del 22 gennaio è stato seguito con attenzione da un folto pubblico intervenuto alla sua conferenza organizzata presso il Civico Museo Archeologico del capoluogo lombardo.

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