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Ad Aleppo ribelli contro Al Qaeda

Terrasanta.net
9 gennaio 2014
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Da alcuni giorni nella Siria settentrionale è scesa in campo una nuova formazione armata: il cosiddetto Esercito dei Mujahideen che nella città di Aleppo ha ottenuto una sonora vittoria ai danni dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis), gruppo fondamentalista strettamente legato ad Al Qaeda.


(Milano/c.g.) – Colpo di scena nella sanguinosa lotta intestina tra gli oppositori del presidente Bashar al Assad, in Siria, proprio a pochi giorni dagli incontri di pace di Ginevra (che si apriranno il 22 gennaio). Da alcuni giorni, infatti, è scesa in campo una nuova formazione armata: il cosiddetto Esercito dei Mujahideen che nella città di Aleppo ha ottenuto una sonora vittoria ai danni dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis), gruppo fondamentalista strettamente legato ad Al Qaeda.

La nuova milizia ha espugnato il quartier generale dell’Isis, un ex ospedale situato nel quartiere Qadi Askar.

Questa vittoria cambia gli equilibri tra gli oppositori al regime sul fronte settentrionale siriano, togliendo forza ai gruppi estremisti invisi ai Paesi occidentali, e accrescendo quella dell’opposizione moderata.

Secondo un dossier pubblicato dal quotidiano libanese Al Akhbar, l’Esercito dei Mujahideen è una formazione indipendente: non fa parte del Libero esercito siriano e pur essendo di orientamento islamico è autonoma dai movimenti più integralisti. Avrebbe iniziato a formarsi in segreto, lo scorso novembre, nello stesso periodo in cui è nato il vasto Fronte islamico anti–Assad, venendo però allo scoperto solo negli ultimi giorni. Il suo punto di forza è di essere formato da gruppi locali nel Nord, per un totale di circa 5 mila miliziani. «Per la prima volta – spiega Al Akhbar – l’Isis deve affrontare la resistenza della stessa cittadinanza locale, che adesso ha deciso di liberarsene dopo aver patito i suoi eccessi».

Dal canto suo Isis è composto da diverse migliaia di militanti e controlla militarmente vaste aree della Siria settentrionale. Formato in gran parte da miliziani stranieri (ceceni, libici, tunisini, iracheni), è tristemente noto per la spietatezza con cui agisce – uccisioni, rapimenti, torture – perpetrate indifferentemente contro militari e civili.

La battaglia combattuta all’ospedale di Aleppo non è stata purtroppo senza vittime: video e fotografie divulgate da Shahba press, una locale organizzazione di attivisti, mostrano i corpi senza vita di nove prigionieri, uccisi dai militanti di Isis con un colpo alla testa mentre erano ammanettati. Secondo gli attivisti, la modalità dell’esecuzione è simile a quella utilizzata di solito dai shabiha (i miliziani pro-regime). La stessa fonte riferisce che nel corso dell’attacco all’ospedale dozzine di prigionieri sono state liberate. Parecchi, però, sono stati uccisi.

Sentendosi sotto assedio, Isis ha lanciato un proclama contro le forze che reputa responsabili dell’attacco: «La Coalizione nazionale siriana e il Libero esercito siriano ci hanno dichiarato guerra – ha spiegato in un messaggio audio il portavoce di Isis, Abu Mohamed al Adnani al Sham –. In questo modo tutti i loro membri sono diventati legittimi obiettivi. Abbiamo posto delle taglie sulle loro teste. Uccideteli ovunque siano. Sappiate che abbiamo eserciti in Siria e in Iraq, vi avvisiamo».

Negli ultimi giorni almeno 300 persone sono morte nei combattimenti, secondo Al Jazeera.

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