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«Orizzonti lontani» a Novara

Manuela Borraccino
20 dicembre 2013
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«Orizzonti lontani» a Novara
Giuseppe Amisani, Una via del Cairo (1925), olio su tela, cm. 99x731

L’animazione delle vie del Cairo alla fine degli anni Venti del secolo scorso, la luce del deserto, il fascino delle donne africane: è una piccola mostra non priva di attrattiva Orizzonti lontani. Testimonianze di viaggio e pittura orientalista nella Galleria Giannoni, in corso al Broletto di Novara fino al 23 febbraio 2014.


L’animazione delle vie del Cairo alla fine degli anni Venti del secolo scorso, la luce del deserto, il fascino delle donne africane: è una piccola mostra non priva di attrattiva Orizzonti lontani. Testimonianze di viaggio e pittura orientalista nella Galleria Giannoni, in corso al Broletto di Novara fino al 23 febbraio 2014.

La mostra, che si inserisce nel progetto di rotazione delle opere della collezione Giannoni che per motivi di spazio non sono esposte permanentemente nella Galleria d’arte moderna, comprende La portatrice d’acqua e due studi con Testa di moro di Eleuterio Pagliano (1826-1903), pittore-soldato partecipe alle guerre d’Indipendenza. Ma include soprattutto cinque bellissime tele del lombardo Giuseppe Amisani (1881-1941), quattro delle quali ispirate dal bazar e dagli scorci assolati del Cairo, dove il pittore soggiorna invitato da re Fu’ad tra il 1924 e il 1925. «La sua Donna negra d’Egitto – spiega la curatrice Susanna Borlandelli – rivela l’adesione ai temi dell’erotismo e della seduzione, una delle componenti fondamentali della letteratura e della pittura europea d’argomento orientalista».

Il tema del deserto torna nelle tele di Tito Pellicciotti (1872-1943), pittore di origine abruzzese che, a partire da un soggiorno in Africa nel 1920, subisce il fascino del paesaggio africano e di Romualdo Locatelli (1905-1943), erede della tradizione scapigliata lombarda, a tal punto attratto dall’esotismo da trasferirsi dall’Africa all’Oriente (Giava, Cina Giappone, Bali, Filippine).

La mostra trae spunto dall’orientalismo, quel concetto rielaborato da Edward Said in un omonimo libro del 1978 che ha fatto scuola, nel quale lo storico palestinese accusa la cultura europea di aver nutrito un malcelato complesso di superiorità nei confronti del Vicino Oriente, visto come immobile e ancorato a tradizioni antimoderne. Secondo Said tale «infatuazione estetica» si è tradotta a partire dalla spedizione napoleonica del 1798 in una letteratura fantastica popolata di odalische discinte sullo sfondo degli hammam; beduini inturbantati e avvolti in mantelli svolazzanti, caravanserragli olezzanti odori speziati. Tali atmosfere ben si avvertono anche tra le tele donate al Comune nel 1930, 1935 e 1938 dal collezionista novarese Alfredo Giannoni, che acquistò varie opere che testimoniano il fascino esercitato anche nella pittura italiana dalle tematiche esotiche.

«La pittura italiana – spiega la Borlandelli – si apre alle suggestioni di culture lontane e misteriose a partire dal terzo decennio dell’Ottocento, con il modello offerto dai soggetti storici e biblici di Francesco Hayez. Dalla seconda metà dell’Ottocento la rappresentazione dell’esotico diventa un vero e proprio genere e gli orientalisti si connotano sempre più come pittori-viaggiatori, testimoni diretti dei soggetti riprodotti. Paesaggi, scene di vita e ambientazioni suggestive possono assumere caratteristiche di animata vivacità, esotico mistero o calda sensualità, secondo un’interpretazione tardo-romantica del mondo orientale, concepito come ambiente libero dalle convenzioni borghesi. Il rapporto dell’arte italiana con il colonialismo, nell’Africa ormai conquistata, e nuovi interessi scientifici ed etnografici ampliano gli orizzonti di ricerca, allargandone i confini».

Ai dipinti, tra i quali figurano opere ambientate in Brasile dall’etnografo novarese Guido Boggiani (1861–1902), vengono accostati materiali provenienti dalle raccolte del Museo etnografico dell’esploratore e geografo Ugo Ferrandi, e oggetti come la tunica derviscia e la mantellina da cerimonia in pelle di leone appartenenti alla collezione del generale Antonio Baldissera, governatore della colonia Eritrea e comandante delle Regie truppe d’Africa.

La mostra, che sarà aperta fino al 23 febbraio e prevede una serie di conferenze e visite guidate, offre soprattutto l’occasione di visitare il Broletto medioevale, riaperto al pubblico nel 2011 dopo anni di restauri, e la Galleria Giannoni, che ospita con le opere di Fattori, Induno, Nomellini, Viani una delle più importanti collezioni in Nord Italia di pittura fra Ottocento e Novecento. Ma offre anche il pretesto per una passeggiata tra le vie in acciottolato della città che conserva, con la cupola di san Gaudenzio, alcune fra le principali opere di uno dei suoi cittadini più illustri, l’eccentrico architetto Alessandro Antonelli autore della celeberrima Mole torinese.

Info: www.comune.novara.it

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