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L’Egitto piange Ahmed Fuad Negm, il poeta del popolo e degli emarginati

Anna Clementi
4 dicembre 2013
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L’Egitto piange Ahmed Fuad Negm, il poeta del popolo e degli emarginati
Ahmed Fouad Negm

Rimangono i versi delle sue poesie ad emozionare gli animi del popolo egiziano. Rimangono le sue parole musicate e cantate dal popolare compositore egiziano Sheyk Imam a scaldare i cuori dei poveri e dei marginalizzati. Ahmed Fouad Negm si è spento il 3 dicembre al Cairo, a 84 anni d'età.


(Milano) – Rimangono i versi delle sue poesie ad emozionare gli animi del popolo egiziano. Rimangono le sue parole musicate e cantate dal popolare compositore egiziano Sheyk Imam a scaldare i cuori dei poveri e dei marginalizzati. Rimane il ricordo dell’ultimo poeta di strada egiziano, dell’intellettuale coraggioso e provocatore che con le sue poesie ha dato voce agli oppressi nella loro lotta contro la dittatura e l’imperialismo. Ahmed Fouad Negm si è spento ieri mattina (3 dicembre) all’età di 84 anni. Con lui l’Egitto perde non solo uno dei maggiori poeti contemporanei del mondo arabo ma anche un pezzo della sua storia letteraria, politica e sociale.

Il popolo egiziano piange il suo poeta, nato nel 1928 da una famiglia di estrazione popolare nella cittadina di Sharkiya e cresciuto in un ambiente povero e contadino senza la possibilità di completare gli studi. Ahmed Fouad Negm, per gli egiziani Al-Fagoumi, è l’intellettuale che ha vissuto sulla propria pelle le dure esperienze dell’orfanotrofio e della galera, è il poeta che ha messo al centro dei propri versi la lotta degli oppressi contro i dittatori, è l’ambasciatore dei poveri, titolo che gli è stato anche riconosciuto dalle Nazioni Unite nel 2007. A cause delle sue dure critiche contro i presidenti egiziani da Gamal Abdel Nasser a Hosni Mubarak, Negm ha dovuto scontare più di 18 anni della sua vita rinchiuso in un carcere.

Uno dei principali meriti di Negm è di aver ripreso la tradizione letteraria dello zajal, la poesia dialettale in strofe nata in opposizione all’egemonia della cultura letteraria nazionale in arabo standard e di averla trasformata in uno strumento di lotta attraverso la quale hanno trovato espressione le diverse istanze del movimento operaio e studentesco.

Dopo la sconfitta araba nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, Negm è diventato famoso con la pubblicazione dei suoi versi sulla sconfitta e successivamente, durante gli anni Settanta, attraverso le canzoni dell’amico compositore Sheyk Imam (1918-1995) che ha musicato le sue poesie, tra le quali ricordiamo Chi siamo noi e chi sono loro, Buongiorno rose fiorite nei giardini d’Egitto e Io sono il popolo. Si tratta di testi militanti di lotta, in cui la classe popolare di tutto il mondo arabo si è identificata.

Io sono il popolo. La mia mano accende la vita
rende verdi i deserti, abbatte i tiranni
innalza la verità, le bandiere sui fucili
la mia storia diventa il mio faro e compagno
io sono il popolo, in marcia, e conosco la mia strada.
(Da Io sono il popolo, Ahmed Fouad Negm)

Tra il 2006 e il 2011, Negm, ormai ottantenne, ha intensificato la sua produzione poetica con versi esplicitamente rivolti contro l’allora presidente Hosni Mubarak. Molte sue poesie sono state lette in alcune televisioni private e caricate su Youtube animando gli spiriti di centinaia di migliaia di attivisti egiziani che nel gennaio 2011 han preso parte alle proteste contro il regime.

Ed è proprio con lo scoppio della rivoluzione egiziana e con la diffusione di nuove forme di attivismo politico all’interno della società egiziana, che il genere letterario dello zajal e, in particolare, le poesie di Negm hanno goduto di una nuova fioritura. Nelle strade affollate di gente, durante le manifestazioni nelle principali città egiziane, i rivoluzionari di piazza Tahrir hanno intonato e ripetuto i versi di Negm per commemorare i martiri uccisi dal fuoco di Mubarak descritti proprio come «rose fiorite nei giardini d’Egitto».

Nonostante la sua celebrità, il poeta, fino al momento della sua morte, ha vissuto in una piccola ed umile casa a Boulaq, un quartiere povero e popolare del Cairo, un ulteriore gesto del suo attaccamento alle idee rivoluzionarie accanto ai poveri e agli emarginati.

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