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La scomparsa di Nelson Mandela, da Israele un cordoglio misurato

Terrasanta.net
6 dicembre 2013
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La scomparsa di Nelson Mandela, da Israele un cordoglio misurato
Nelson Mandela e Yasser Arafat durante il loro incontro dell'ottobre 1999.

Nelson Mandela, primo presidente nero del Sud Africa, è morto ieri sera all’età di 95 anni. Messaggi di cordoglio e tributi alla sua figura rimbalzano in tutto il mondo. Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha reso omaggio al «simbolo della liberazione dal colonialismo e dall’occupazione per tutti i popoli che aspirano alla libertà». Tiepido Israele.


(Gerusalemme/e.r.) – Nelson Mandela, primo presidente nero del Sud Africa, è morto ieri sera, 5 dicembre, all’età di 95 anni. Messaggi di cordoglio e tributi alla sua figura rimbalzano a migliaia sui social network, le riviste, le catene televisive e radiofoniche di tutto il mondo. Il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, ha reso omaggio al «simbolo della liberazione dal colonialismo e dall’occupazione per tutti i popoli che aspirano alla libertà». Il capo dello Stato d’Israele, Shimon Peres, ha elogiato «l’appassionato difensore della democrazia, il mediatore rispettato, il premio Nobel per la pace e, soprattutto, il costruttore di ponti di pace e di dialogo, che ha pagato un prezzo personale molto importante durante gli anni trascorsi in prigione (27, dal 1963 al 1990 – ndr) a lottare per il suo popolo».

La politica e i media israeliani hanno adottato toni misurati, sottolineando che Mandela è stato un combattente per la libertà opposta alla violenza, come sottolinea in un breve video nella sua pagina Facebook il premier israeliano Benjamin Netanyahu (al video seguono commenti di cittadini per o più aspri nei confronti di Mandela – ndr). Bisogna dire che, durante gli ultimi decenni, le relazioni tra lo Stato di Israele e il Sud Africa sono stati ambigui e quasi inesistenti. E ciò in ragione del sostegno che Israele espresse a suo tempo nei confronti del regime sudafricano dell’apartheid. Yossi Beilin, uomo politico ed editorialista che all’inizio degli anni Novanta ricoprì anche la carica di viceministro degli Esteri, intervistato dall’emittente televisiva i24news, ha spiegato che «la comunità ebraica sudafricana consisteva in oltre 120 mila ebrei di pelle bianca. Quella comunità influenzò attivamente la politica estera israeliana dell’epoca».

In Sud Africa tre presidenti si sono succeduti dalla fine dell’apartheid (il regime segregazionista venne progressivamente smantellato tra il 1991 e il 1994 – ndr) senza che nessuno di loro cercasse veramente di annodare relazioni con lo Stato d’Israele. Il primo incontro ufficiale avvenne solo nel 2004 a Pretoria tra il presidente sudafricano Thabo Mbeki e il premier israeliano Ehud Olmert.

Mandela annotò nella sua autobiografia che dopo la sua scarcerazione nel 1990 ricevette inviti da quasi tutti i Paesi del mondo, tranne che Israele. La questione di una nuova apartheid israeliana e le similitudini, evocate dai vari ambienti, tra la lotta dei palestinesi e quella dei neri sudafricani non hanno fatto che increspare le relazioni tra i due Stati.

Da anni ormai, la causa palestinese cerca «il suo Mandela». Taluni pensano che potrebbe essere Marwan Barghouti (uno dei leader del movimento Fatah e della prima e seconda intifada, e forse il più noto politico palestinese detenuto nelle carceri israeliane, dove, dal 2002, sconta la condanna a numerosi ergastoli per omicidio – ndr). I palestinesi non sono gli unici a nutrire una simile attesa. Sull’altro versante, anche il noto scrittore israeliano David Grossman, nel 2012, in un’intervista al quotidiano svizzero Le Temps ebbe a dire: «Sogno un Mandela israeliano».

Affermando che «le persone coraggiose non temono il perdono, in nome della pace», Nelson Mandela si recò in Israele nell’ottobre 1999, quando aveva da poco lasciato la carica di presidente (ricoperta a partire dal 1994). Incontrò i massimi dirigenti politici israeliani e palestinesi, all’epoca Ehud Barak e Yasser Arafat. Si recò a Gaza dove ribadì la sua opposizione al controllo israeliano sulla Striscia e sulla Cisgiordania, il Golan e il Libano meridionale. Non omise di elogiare alcuni leader politici israeliani, come Golda Meir (1898-1978) «che – disse – ha sempre preso posizione contro l’apartheid» e Menachem Begin (1913-1992), per aver dimostrato una volontà di riconciliazione nei confronti dell’Egitto del presidente Anwar el-Sadat (1918-1981) e durante gli accordi di Camp David (dai quali sfociò il trattato di pace israelo-egiziano nel 1979). Prima di lasciare Gerusalemme, Mandela si recò anche a visitare lo Yad Vashem, memoriale dell’Olocausto.

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