Questo libro è un primo bilancio di un pontificato complesso, ma soprattutto un ritratto ricco di spunti e riflessioni mai banali da parte di una vaticanista che come pochi altri ha seguito papa Ratzinger. Redatto da Giovanna Chirri nello stile essenziale, veloce e privo di fronzoli proprio delle agenzie di stampa, L’ultima parola colpisce per l’equilibrio e la profondità di visione con cui l’autrice ha guardato al pontificato di Benedetto XVI.
Un primo bilancio di un pontificato complesso, in gran parte incompreso dall’opinione pubblica mondiale. Ma soprattutto un ritratto ricco di spunti e riflessioni mai banali da parte di una vaticanista che come pochi altri ha seguito papa Ratzinger: l’11 febbraio 2013 Giovanna Chirri ha assistito all’annuncio in latino delle dimissioni ed è stata la prima a darne notizia al mondo.
Redatto nello stile essenziale, veloce e privo di fronzoli proprio delle agenzie di stampa, L’ultima parola colpisce per l’equilibrio e la profondità di visione con cui l’autrice ha guardato al pontificato di Benedetto XVI. Al punto da consegnarne ai lettori un ritratto «bello, giusto, preciso» nelle parole con cui l’ha presentato al pubblico pochi giorni fa l’arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn che è stato allievo di Ratzinger e viene considerato uno dei cardinali più vicini al Papa emerito.
La Chirri – che segue il Vaticano per l’agenzia Ansa dal 1994 e aveva già scritto Karol Wojtyła, il Papa raccontato ai ragazzi (De Agostini, 2005) – prende le mosse proprio da quell’11 febbraio che doveva essere un giorno di lavoro in sala stampa vaticana come tanti altri per raccontare il Papa «delle parole, del ragionamento, dell’argomentare» venuto dopo Giovanni Paolo II, maestro di gesti capace di emozionare le folle.
Non nasconde lo stupore dei cronisti «di fronte alla bellezza del pensiero e del discorso su Dio che quell’anziano sapeva trasmettere» nelle affascinanti catechesi il mercoledì in piazza san Pietro. E indica tra i capolavori del Papa-professore i discorsi alati al Collège des Bernardins a Parigi, a Westminster-Hall a Londra, al Parlamento tedesco a Berlino, che continuano ad ispirare riflessioni in chi li ha letti o ascoltati.
Inviata sia nel viaggio in Terra Santa del 2009, sia in quello a Beirut del 2012, la Chirri ricorda con precisione «quello che il Papa ha detto e quello che non ha detto» allo Yad Vashem. E i tanti «gesti di pace, parole di pace» con i quali Ratzinger ha riaffermato la forza disarmata della convivenza fra Islam e cristianesimo nel martoriato Libano, un viaggio compiuto contro i suggerimenti di rinviarlo in uno dei momenti più difficili e carichi di tensione nella regione.
Tanto nella sua Germania come in Turchia, Benedetto XVI è stato anche il Papa che con la forza della logica e di una straordinaria ricchezza e chiarezza di pensiero ha imposto agli interlocutori musulmani la necessità che l’Islam chiarisca prima di tutto a se stesso le due questioni cruciali del rapporto fra fede e ragione e fra fede e violenza. Tale è anche l’eredità del discorso di Ratisbona, letto con il «caso Williamson» come uno degli errori di comunicazione del pontificato, dal quale tuttavia è scaturito un dialogo che, tra alti e bassi, sta forse diventando più sostanziale che in passato.
La Chirri sottolinea come Ratzinger, che ancora più fortemente del suo predecessore ha vissuto da protagonista il concilio Vaticano II, un evento senza il quale non si può capire il suo pontificato, ha concluso il suo servizio con un atto di riforma epocale, il più importante, ispirato proprio da quello slancio di rinnovamento della Chiesa che ha perseguito fin da quando arrivò a Roma come giovane perito conciliare.
Non stupisce che il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, scriva nella prefazione come questo piccolo libro sia «un contributo attendibile» alla comprensione del Papa emerito e della sua opera, ed un «servizio prezioso per chi ama un’informazione e una valutazione obiettiva degli eventi». Perché il volume fornisce anche uno spaccato di quello che sono diventate le redazioni giornalistiche, in particolare per chi si occupa di informazione religiosa e si confronta da anni con editori che leggono la realtà ecclesiale con categorie inadeguate a interpretarla. Con il risultato di provocare la polarizzazione fra le sparute truppe dei «difensori del Papa» e chi, tra scandali finanziari e Vatileaks, inneggia alla «caduta dell’impero». In mezzo, quei professionisti sconosciuti, la cui firma è una sigla di appena tre consonanti nota solo ai colleghi che, come dimostra l’occasione che ha giustamente dato notorietà mondiale alla Chirri, cercano con lo studio, l’aggiornamento costante e soprattutto lo sforzo di capire, di mettere in grado i lettori di farsi un giudizio proprio sui protagonisti del mondo di oggi.
Giovanna Chirri
L’ultima parola
Gesti e parole di Benedetto XVI
che hanno segnato la storia
ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2013
pp. 160 – 14,00 euro