Un particolare aiuta a cogliere l’importanza che per Paolo VI ebbe il pellegrinaggio ai Luoghi Santi che volle compiere cinquant’anni fa (l’anniversario cade dal 4 al 6 gennaio 2014). Papa Montini volle inserire un ricordo di quel viaggio nel suo testamento: «Alla Terra Santa, la Terra di Gesù, dove fui pellegrino di fede e di pace, uno speciale benedicente saluto».
Da pochi mesi Papa, Montini aveva concepito l’idea di recarsi pellegrino ai Luoghi Santi, primo successore di Pietro nella storia bimillenaria della Chiesa, per chiedere una grazia speciale per la Chiesa impegnata nel non facile cammino di rinnovamento e «apertura al mondo» del concilio Vaticano II.
Già da arcivescovo di Milano, Montini aveva più volte rivolto ai fedeli l’invito pressante a comprendere «l’ora di Dio», a mettersi cioè in ascolto della volontà del Padre per la sua Chiesa, cercando di cogliere nuove modalità dell’annuncio evangelico in una società in profondo mutamento.
Il viaggio in Terra Santa, di cui ci occupiamo in questo dossier, nacque, secondo quanto scrisse lo stesso Paolo VI, dalla volontà di «implorare la pace per quella terra benedetta e travagliata» e di incontrare i fratelli delle altre confessioni cristiane. Ma soprattutto scaturì da una necessità interiore: quella di «rendere onore a Gesù Cristo (…) nella terra che la sua venuta al mondo ha reso santa». Nel momento in cui la Chiesa si avventurava su sentieri ancora tutti da esplorare, Paolo VI sentì dunque l’esigenza ineludibile di «ritornare alle sorgenti». Di sottolineare cioè con forza la fonte da cui origina ogni bene e da cui proviene ogni salvezza, Gesù Cristo, offrendo a tutti i viandanti di questa vita il suo sguardo sul mondo. Una realtà dolente ma redenta, «amata dell’amore immenso e meraviglioso di Dio per gli uomini». (g.c.)
(Questo testo è l’Introduzione al Dossier di 16 pagine pubblicato nel numero cartaceo di Terrasanta)