Cinquan’anni fa (l’anniversario cade dal 4 al 6 gennaio prossimo) Paolo VI, da pochi mesi diventato Papa, volle intraprendere un pellegrinaggio in Terra Santa, primo successore di Pietro nella storia bimillenaria della Chiesa. Raccontano le testimonianze del tempo, che già pochi mesi dopo la sua elezione al soglio di Pietro, avvenuta nel giugno del 1963, Papa Montini concepì l’idea di recarsi pellegrino ai Luoghi Santi, per chiedere una grazia speciale di discernimento e lungimiranza per la Chiesa impegnata nel cammino di rinnovamento del concilio Vaticano II.
Montini, già nel suo ministero di arcivescovo di Milano, aveva più volte rivolto ai fedeli l’invito pressante a comprendere «l’ora di Dio», a mettersi cioè in ascolto della volontà del Padre per la sua Chiesa, cercando di cogliere nuove modalità di annuncio per rendere sempre più vivo e attuale il cristianesimo in una società in profondo e rapido mutamento. Temi questi (quelli cioè della tradizione in rapporto alla modernità) che saranno poi al centro anche del dibattito conciliare.
Paolo VI, nel momento in cui si rese conto della necessità di un grande slancio in avanti della Chiesa su sentieri ancora tutti da esplorare, sentì l’esigenza ineludibile di «ritornare alle sorgenti». Di sottolineare cioè con forza la fonte da cui origina ogni bene e da cui proviene ogni salvezza: Gesù Cristo, nato, morto e risorto in un luogo e in un momento preciso della storia dell’umanità. Volle dunque camminare sui passi del Signore, offrendo a tutti i viandanti di questa vita il suo sguardo sul mondo…
Una realtà sofferente ma redenta, «amata dell’amore immenso e meraviglioso di Dio per gli uomini».