Diritti della persona e frutti del Vangelo

Per molti anni mia madre ha prestato servizio presso l’ambasciata della nazione di cui era cittadina in un Paese mediorientale. In qualità di capo del servizio consolare, le spettava, tra l’altro, la tutela delle connazionali che, sposatesi con uomini (non cristiani, dicasi subito) del suddetto Paese (dove si era trasferite), si trovavano oppresse ed emarginate, non solo dalle suocere e cognate, ma anche dalle prime mogli del marito, di cui ignoravano prima l’esistenza. In un caso celebre, mia madre, con più guardie armate e un convoglio di automezzi blindati, penetrò in un villaggio per portare via con sé una sua connazionale con le due piccole figlie, che il marito e i suoi famigliari stavano per consegnare ad un riccone anziano che le voleva «sposare». In fuga dalla legge locale, che riserva la potestà genitoriale al padre, le tre rimasero prima nascoste, e poi, con la connivenza di poliziotti e piloti amici, mia madre riuscì a farle partire verso la patria comune.

Mi sono ricordato dell’episodio – che risale agli anni Settanta, ma si sarebbe potuto verificare da diverse parti anche oggi – mentre leggevo i temi dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi voluta dal Santo Padre, per offrirgli opportuni consigli su matrimonio e famiglia in relazione all’evangelizzazione. In Occidente fervono le discussioni su più fenomeni attinenti al tema, quali il dilagare sia delle convivenze illecite che dei naufragi matrimoniali e successivi divorzi; il moltiplicarsi degli ordinamenti civili che prevedono l’istituto del matrimonio civile o comunque analoghi patti civilmente riconosciuti anche per le coppie dello stesso sesso; il diffuso rifiuto della necessaria disponibilità degli atti coniugali alla trasmissione della vita – e altri ancora. Tutti questi rappresentano altrettante sfide all’altissimo insegnamento su matrimonio e famiglia trasmesso e sviluppato dalla Chiesa cattolica, raccolto ed esposto con singolare bellezza e chiarezza dal concilio Ecumenico Vaticano II e dai recenti sommi pontefici. Sono sfide che Papa Francesco è deciso ad affrontare, assieme a tutta la Chiesa, nel solco della Tradizione e nella prospettiva della divina misericordia, dell’amore di Dio per l’umanità, che ne è l’anima ossia la chiave di lettura. Tutto comunque prospettivamente, nell’ottica dell’evangelizzazione.

Le sfide del nostro tempo non sono però tutte sintomi di degrado, di un Occidente in libera caduta rispetto ad una passata aetas aurea. Piuttosto, il riconoscimento dell’inalienabile dignità della persona, di ogni persona; la liberazione della donna ossia l’eguaglianza dei sessi; la riscattata concezione del matrimonio come intimo rapporto d’amore tra i coniugi; la proclamazione dei diritti dei bambini – tutti questi ed altri valori privilegiati dalle società più sviluppate sono, in verità, frutti del Vangelo. Basta guardare ad altri contesti culturali e poi considerare con onestà alcune problematiche del passato presenti delle nostre società, che pure si ritenevano cristiane, per accorgersene. E se talvolta alcuni sviluppi delle nostre società risultano andare fuori dal giusto sentiero, i fenomeni ai quali eventualmente siamo chiamati a proporre rimedio, non necessariamente sono molto peggiori di quelli del tempo passato o di quelli che altrove ancora si possono riscontrare. Il cammino può certamente aver bisogno di essere raddrizzato, ma la direzione è sempre avanti, verso Cristo, non indietro.