Oltre 20 associazioni e gruppi alla sesta Giornata dei volontari pro Terra Santa
Vivere la fede in Terra Santa è possibile nonostante la guerra, il fondamentalismo e l’incertezza delle rivoluzioni. Questo messaggio è stato il filo conduttore dalla Sesta giornata per le associazioni di Terra Santa, che si è svolta a Roma, all’Auditorium Antonianum, lo scorso sabato 19 ottobre, alla presenza del padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa.
(Milano/c.g.) – Vivere la fede in Terra Santa è possibile nonostante la guerra, il fondamentalismo e l’incertezza delle rivoluzioni. Questo messaggio è stato il filo conduttore dalla Sesta giornata per le associazioni di Terra Santa, che si è svolta a Roma, all’Auditorium Antonianum, lo scorso sabato 19 ottobre, alla presenza del padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa.
Alla giornata ha partecipato un centinaio di persone, in gran parte delegati e volontari di oltre venti associazioni e gruppi diversi, tutti impegnati nel sostenere e aiutare i cristiani di Terra Santa: dai volontari «giardinieri» del Commissariato della Puglia (impegnati nella potatura degli ulivi dei santuari); agli scout dell’Agesci e della Compagnia di San Giorgio; dagli Amici di Nevé Shalom–Wahat al-Salam (che sostengono le attività del villaggio multi religioso fondato in Israele dal domenicano Bruno Hussar) ai volontari di Finestra per il Medio Oriente (associazione ispirata da don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum romano trucidato in Turchia nel 2006); ai volontari di Ats-Pro Terra Sancta, l’ong della stessa Custodia.
La mattina è iniziata con una relazione di fra Alessandro Coniglio, del convento della Custodia a Montefalco (Perugia), sul tema «Vivere la fede in Terra Santa». Fra Alessandro ha presentato la figura di alcuni grandi patriarchi, come Abramo e Mosé, e delle due dimensioni che caratterizzano la loro vicenda: il cammino e l’incontro. In questo senso, ha concluso fra Alessandro, la storia di fede di ciascuno di noi può avere il loro modello: una storia di cammino e una storia rivolta all’incontro.
Nel corso della giornata si sono susseguiti diversi interventi: il museologo Gabriele Allevi ha fatto il punto sul progetto del nuovo complesso museale della Custodia, che potrebbe essere operativo entro pochi anni; i volontari delle diverse associazioni hanno potuto presentare le loro attività e farsi conoscere. E il vescovo mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico emerito di Aleppo dei Latini, ha raccontato la drammatica situazione dei cristiani di Siria.
Anche fra Pierbattista Pizzaballa, nell’intervento finale della giornata, ha raccontato della presenza e dell’attività in Siria dei frati della Custodia: una ventina al momento, impiegati a soccorrere e accogliere tutti, in particolare nei villaggi della valle dell’Oronte, dove sono rimasti a condividere la sorte di chi non ha modo di fuggire.
Il Custode ha poi spaziato a tutto campo, parlando della società israeliana, del ruolo dei cristiani, del compito dei volontari. Commentando gli episodi di intolleranza che si sono verificati ultimamente nei confronti dei santuari cristiani da parte di fondamentalisti ebrei (scritte offensive sui muri dei santuari, anche a Gerusalemme) il Custode ha commentato provocatoriamente: «Dovrebbero essercene di più di episodi simili! Infatti, dopo ognuna di queste aggressioni, abbiamo assistito a una levata di scudi in difesa della comunità cristiana da parte della società israeliana; un coro di solidarietà, un risveglio di attenzione molto positivo».
Rispetto al ruolo dei volontari, su come possano essere davvero utili, il Custode ha affermato che «il volontario non può mai sostituire il locale. Deve invece scegliere una realtà locale come suo punto di riferimento e poi collaborare con essa». Così l’attività dei volontari stranieri potrà proseguire anche dopo la loro partenza.
Rispetto infine alla modalità di fare pellegrinaggio e all’esigenza di incontrare i cristiani locali, il Custode ha invitato a conciliare idealità e realismo: «Ci sono milioni di pellegrini ogni anno in Terra Santa e non è umanamente possibile pensare che le comunità cristiane di Terra Santa siano sempre a disposizione per incontrare tutti, per quanto l’incontro sia importante. Quello che vi propongo io è una cosa molto semplice: cercate di organizzare i pellegrinaggio inserendo nel vostro programma una messa festiva in una delle parrocchie cattoliche di Terra Santa. È un modo semplice e concreto di conoscere le cosiddette pietre vive».
La giornata è terminata con l’eucarestia celebrata dal Custode e da diversi altri sacerdoti presenti.