Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

A chi appartiene Abramo?

di Giuseppe Caffulli
16 ottobre 2013
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

Nei giorni scorsi il Parlamento israeliano si è infiammato in nome di Abramo. Riferendosi a lui gli ebrei rivendicano la Terra promessa. Cosa che ovviamente non è gradita e accettata dagli apologeti musulmani più intransigenti, che avanzano la medesima pretesa. La polemica registra infinite puntate e assume anche colorazioni politiche.


Se si fosse superficiali la questione potrebbe anche far sorridere. Ma non è affatto di poco conto nella Terra Santa d’oggi, dove ai muri e alle barriere fisiche si contrappongono diaframmi ben più profondi. Ne sanno qualcosa a Hebron, dove musulmani ed ebrei si contendono quello che viene considerato dalla tradizione come il cenotafio del patriarca Abramo. E dove in nome di una «primogenitura» ci si fronteggia spesso con la violenza.

Nel nome di Abramo, gli ebrei rivendicano la Terra promessa. Cosa che ovviamente non è gradita e accettata dagli apologeti musulmani più intransigenti, che avanzano la medesima pretesa. La polemica, che registra infinite puntate, è entrata di recente – nuovamente – nel dibattito politico. Ed ha avuto ampia audience qualche settimana fa, quando un deputato arabo della Knesset, il parlamento israeliano, ha rilasciato la seguente dichiarazione ad alcuni organi di stampa: «Abramo non era un ebreo». Il deputato in questione si chiama Ibrahim Sarsur, leader del partito Lista araba unita. Secondo il politico arabo-israeliano, attivo da sempre nei movimenti islamici in Israele, gli ebrei non hanno ricevuto alcuna promessa sulla terra che è ora Israele, che apparterebbe invece ai musulmani e ai palestinesi. Inutile dire che la presa di posizione di Sarsur ha scatenato un’ondata di polemiche e attacchi. I giornali della destra ebraica hanno rimarcato come sia intollerabile che un deputato del parlamento israeliano, pagato dai contribuenti, si permetta di esprimere opinioni simili.

La polemica, a dire il vero, era stata innescata da due altri deputati, Naftali Bennett e Uri Ariel, entrambi del partito nazionalista ebraico HaBayit HaYehudi, secondo i quali la pretesa di Israele su Gerusalemme e Cisgiordania sarebbe fondata sulla Bibbia.

Cosa che ha fatto imbufalire Sarsur, che si è chiesto come sia possibile che il «padre dei popoli» abbia promesso la terra agli ebrei prima dell’esistenza del popolo ebraico come tale. A dar credito agli studiosi di scienze bibliche, è Mosè (e non Abramo) che rivela al suo popolo JHWH e lo proclama Dio d’Israele. Per diverso tempo gli israeliti hanno adorato anche svariati altri dei. E solo con i profeti prende forma quel che oggi chiamiamo monoteismo e si definisce l’identità di Israele.

Sul versante islamico, Abramo, l’amico di Dio, non ha per nulla un ruolo marginale. Il Corano ce lo descrive come colui che riceve l’incarico da Dio, insieme a suo figlio Ismail, di ricostruire la Ka’ba (il luogo più santo dell’Islam), fatta calare dal Cielo, ma poi distrutta dal diluvio universale. «Secondo il Corano – spiega ancora Sarsur – Abramo non sarebbe un ebreo, ma un musulmano. Come del resto il figlio Isacco e il nipote Giacobbe».

Lasciamo volentieri agli esegeti di una parte e dell’altra dibattere sulle ragioni, i torti e le evidenti forzature di posizioni di questo tipo, che se prese alla lettera altro non possono se non giustificare guerre, violenze e sopraffazioni in nome di Dio.

Sono un segnale in più circa la follia dell’uomo che pensa di conoscere la mente del suo Creatore. Purtroppo nel corso della storia, per molto meno sono stati versati fiumi di sangue.

(Twitter: @caffulli)

La voce di un silenzio sottile
Johannes Maria Schwarz

La voce di un silenzio sottile

Un cercatore di Dio racconta
Il giardino segreto
Roberta Russo

Il giardino segreto

L’Albero del Natale e gli altri simboli della tradizione
David Maria Turoldo
Mario Lancisi

David Maria Turoldo

Vita di un poeta ribelle