Durante la Veglia di preghiera e di digiuno voluta da Papa Francesco il 7 settembre scorso è risuonato con forza il grido per la pace in Siria. Nell’unirci al Santo Padre e a tutte le Chiese del mondo nella preghiera affinché non prevalga la logica del male, ci piace sottolineare uno dei passaggi dell’omelia di Bergoglio: «Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere.
Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di congiunturale, ma questa è la verità: in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra i fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!».
Per sconfiggere questa logica di violenza e di morte serve che tutti i credenti si uniscano in una corale richiesta d’intercessione a Dio, chiedendo perdono, dialogo e riconciliazione. Perché la pace, come disse Paolo VI «si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità».