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Gli enigmi siriani a Torino

Chiara Tamagno
27 settembre 2013
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Gli enigmi siriani a Torino
Il tavolo dei relatori alla serata di Torino sulla Siria.

Più di cento persone sono intervenute la sera del 24 settembre a Torino all'incontro sul tema Siria: chi vuole un'altra guerra? organizzato presso il salone dei Missionari della Consolata. Relatori di richiamo: padre Mtanios Haddad, siriano, archimandrita della chiesa melchita; Enrico Vigna, autore del libro Le Chiese d’Oriente ed il regime siriano; padre Ambrogio, pastore della Chiesa ortodossa russa.


Nel capoluogo piemontese è alta l’attenzione sulla guerra in Siria e ogni occasione per saperne di più raduna un pubblico vasto e vivamente interessato. Più di cento persone sono intervenute martedì sera 24 settembre all’incontro Siria: chi vuole un’altra guerra? organizzato presso il salone dei Missionari della Consolata di Via Cialdini 4. Relatori di richiamo: padre Mtanios Haddad, siriano, archimandrita della chiesa melchita; Enrico Vigna, autore del libro Le Chiese d’Oriente ed il regime siriano; padre Ambrogio, pastore della Chiesa ortodossa russa.

Enrico Vigna ha presentato il suo libro, fitto di documentazione volta a dimostrare l’esistenza di una strategia internazionale mirata a destabilizzare il regime di Assad: «Sono partito dal 2001, dall’Atto di Camp David, in cui gli Stati Uniti pianificavano di attaccare la Siria, ho raccolto articoli, analisi, testimonianze per illustrare quanti sono interessati ad alimentare la ribellione contro il governo siriano… fino alle voci dei rappresentanti delle tredici fedi presenti in Siria, compreso il rabbino di Damasco, che oggi chiedono di essere liberati dalle ingerenze straniere, fanatiche, che alimentano lo scontro nel Paese». Un libro che vuole informare, ma anche aiutare (con il ricavato) i bambini di Siria.

Di particolare effetto la testimonianza di padre Haddad, delegato del patriarca Gregorio III Laham in Italia: «Vorrei intitolare questo mio intervento “Inganno e fallimento della primavera araba” – dice in apertura del suo discorso – perché vorrei aprirvi gli occhi su quei movimenti estremisti, infiltratisi in Siria e strumentalizzati dai poteri forti dell’Occidente». Padre Haddad ricorda le radici storiche della Siria, culla del primo cristianesimo, la tradizione del dialogo ecumenico e tra fedi diverse «una vera ricchezza che per secoli ci ha caratterizzati e ci ha fatti vivere in pace». Perché questa guerra interna allora? «In realtà è una guerra portata dall’esterno – spiega – da gruppi di jihadisti, sauditi, pachistani, afgani, libici… che non parlano neppure la nostra lingua, i cosiddetti ribelli, che ricevono armi dai Paesi occidentali per una guerra senza prospettive». L’archimandrita siriano addita il business delle armi come ragione alla base di una guerra che nessuno ha interesse a «risolvere». Non solo. Egli propone una soluzione, condivisa dalle altre Chiese: «Rispedire gli infiltrati nei Paesi di provenienza, lasciare la Siria ai siriani, che sapranno comporre le divergenze tra governo e opposizione». Il discorso si accalora e interpella le coscienze dei presenti: «Voi europei state attenti affinché queste bande di jihadisti non arrivino a colpire anche i vostri Paesi, e aiutateci a difenderci, raccontando questa verità». Non mancano le polemiche contro i media occidentali, che in questi tempi hanno rilanciato le notizie raccolte da emittenti saudite o del Qatar, «pagate dagli Stati Uniti». L’intervento del rappresentante della Chiesa russa, padre Ambrogio, riporta la calma, apparentemente. Egli infatti cita il detto che «se l’orso russo si arrabbia, sono guai grossi»: spiega che la Chiesa di Russia sta seguendo con particolare sensibilità i fatti della Siria, e del mondo che le gravita intorno, oltre ad offrire aiuti concreti alla popolazione di Siria.

Tante, tantissime le domande del pubblico. L’invito di tutti i relatori a restare aggiornati, cercando notizie sui siti alternativi ai canali ufficiali, sfonda una porta aperta. La gente vuole sapere una verità quanto mai difficile da cogliere, ma unica via per illuminare la strada della riconciliazione.

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