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Donne in armi, una storia

Carlo Giorgi
17 settembre 2013
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Donne in armi, una storia

Shani Boianjiu, l'autrice di questo libro, è una ragazza israeliana di 26 anni. Come tutte le sue coetanee, ha servito l’esercito vivendo sulla propria pelle questa iniziazione militare, tutt’altro che indolore. Il suo libro è una storia d’invenzione, ma pesca nei ricordi personali. Racconta la trasformazione di Lea, Tael e Avishag, le tre protagoniste, da adolescenti sognanti a donne «ferite» dalla violenza fatta e subita.


Soldati israeliani che fanno check-point, dure marce notturne, arrestano palestinesi e sparano fumogeni ai manifestanti. Come Lea, Tael e Avishag, che sono sì militari israeliani, ma anche tre ragazze di 18 anni, con pensieri, emozioni e speranze ancora tutte da vivere, come qualsiasi adolescente europeo.

Shani Boianjiu, la giovane autrice di questo libro, è una ragazza israeliana di 26 anni. Come tutte le sue coetanee, ha servito l’esercito vivendo sulla propria pelle questa iniziazione militare, tutt’altro che indolore. Il suo libro è una storia d’invenzione, ma pesca con abbondanza nei suoi ricordi personali. Lea, Tael e Avishag, le tre protagoniste, vengono arruolate nell’esercito qualche tempo prima dello scoppio della seconda guerra con il Libano (2006) e, loro malgrado, ne vengono investite.

L’autrice narra la loro trasformazione da adolescenti sognanti a donne «ferite» dalla violenza fatta e subita. E ci racconta, in modo inedito, con occhi femminili, la vita ai posti di blocco nei Territori (con i soprusi nei confronti dei palestinesi e le esplosive reazione di odio di questi ultimi), le attese interminabili dei turni di guardia sul confine con l’Egitto (con la tragedia degli immigrati sudanesi ammazzati prima di scavalcare il filo spinato e raggiungere la salvezza); la vita da caserma vissuta per certi versi innaturalmente dalle donne. Donne che apprendono, prima come un gioco poi con un senso di soffocamento, il funzionamento dei mitragliatori e l’odore della polvere da sparo. Donne il cui desiderio d’amore e la cui delicatezza viene ferito in modo irrimediabile dalla guerra. Fino al punto, come suggerisce il titolo, di sapere di non poter più permettersi di avere paura.

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