Anche il mondo arabo – come quello occidentale – non è coeso rispetto all’opportunità di un attacco militare in Siria. Molti media mediorientali danno notizia oggi degli esiti dell’incontro dei ministri degli Esteri della Lega araba, terminato ieri al Cairo. Alla conclusione dei lavori i Paesi della Lega araba si sono trovati divisi e schierati su due fronti opposti...
(Milano/c.g.) – Anche il mondo arabo – come quello occidentale – non è coeso rispetto all’opportunità di un attacco militare in Siria. Molti media mediorientali danno notizia oggi degli esiti dell’incontro dei ministri degli Esteri della Lega araba, terminato ieri al Cairo. Alla conclusione dei lavori i Paesi della Lega araba si sono trovati divisi e schierati su due fronti opposti: da una parte i governi (guidati dall’Arabia Saudita) che vorrebbero sostenere apertamente gli Stati Uniti nel loro proposito di attacco militare; dall’altra i contrari all’intervento armato (tra cui Egitto, Iraq, Libano, Tunisia e Algeria).
Di fronte a questa spaccatura interna, per non scontentare nessuno, la Lega araba ha optato di mantenere una posizione di complicata «neutralità»: «La Lega non dà l’autorizzazione (all’attacco – ndr)», ha affermato, secondo il quotidiano egiziano Egypt Independent, Nassif Hatta, portavoce del segretario generale dell’organizzazione.
D’altra parte, nel comunicato finale dell’incontro i ministri degli Esteri dichiarano che «le Nazioni Unite e la comunità internazionale sono chiamate a prendersi le proprie responsabilità secondo la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, adottando le necessarie misure di deterrenza». Poco dopo indicano il regime del presidente siriano Bashar al-Assad come responsabile dell’attacco del 21 agosto e dichiarano che i responsabili andrebbero portati di fronte a un tribunale, come è già successo per altri «criminali di guerra».
Compiendo un esercizio di equilibrismo, pur non dando l’autorizzazione ad alcun attacco militare, la Lega non chiede neppure agli Stati Uniti di attendere il via libera dell’Onu prima di agire: «La Lega araba si relaziona con un’organizzazione internazionale, nel contesto della legittimità internazionale – ha spiegato machiavellicamente Hatta –. Altri soggetti (ovvero, gli Stati Uniti – ndr) sono liberi di muoversi a modo loro, se lo desiderano».
Tra i Paesi arabi contrari all’intervento, spicca il Libano, che sta già vivendo direttamente le sanguinose conseguenze del conflitto. «È necessario trovare una soluzione politica alla crisi siriana e un’ingerenza militare straniera è inaccettabile – ha dichiarato ieri il presidente libanese Michel Suleiman – a prescindere dal fatto che disapproviamo l’uso delle armi chimiche». Anche Il patriarca maronita Bechara Boutros Rai ha espresso la sua opposizione a qualsiasi intervento armato straniero in Siria.
Saud al-Faisal, ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, ha detto in occasione dell’incontro che «opporsi ad un intervento internazionale ha l’unico effetto di incoraggiare il regime ad attuare i propri crimini».
Il capo della Coalizione nazionale siriana, Ahmed al-Jarba, che siede come rappresentante della Siria nel Consiglio della Lega araba, si è rivolto ai presenti dicendo: «Sono qui di fronte a voi per fare appello ai vostri sentimenti di fratellanza e di umanità e chiedervi di appoggiare le operazioni internazionali contro la macchina da guerra di distruzione».
Anche l’Egitto, pur essendo di tradizione sunnita come gran parte degli oppositori del presidente siriano Bachar al Assad, ha deciso di schierarsi contro l’attacco in Siria degli americani. Il nuovo governo egiziano, infatti, diffida di gran parte delle forze di opposizione al regime siriano, tradizionalmente sostenute dai Fratelli Musulmani.