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Tra disillusione e ottimismo sono ripartiti i negoziati israelo-palestinesi

Terrasanta.net
3 agosto 2013
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Tra disillusione e ottimismo sono ripartiti i negoziati israelo-palestinesi
John Kerry incontra la stampa con il ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni (sx) e il capo della delegazione palestinese Saeb Erekat (dx), a Washington il 30 luglio scorso.

Per tenere alta l’attenzione sui negoziati di pace tra Israele e i palestinesi, il presidente Usa Barack Obama ha chiamato al telefono, giovedì primo agosto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Il dialogo tra le due parti è ripreso a Washington il 29 e 30 luglio, grazie a un intenso lavorio del segretario di Stato americano John Kerry.


(Milano/e.p.) – Nell’intento di tenere alta l’attenzione sui negoziati di pace tra Israele e i palestinesi, il presidente statunitense Barack Obama ha chiamato al telefono giovedì scorso, primo agosto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas.

Il dialogo diretto tra le due parti è ripreso a Washington il 29 e 30 luglio, dopo tre anni di interruzione e grazie a un intenso lavorio e ai buoni uffici del segretario di Stato americano John Kerry. I negoziatori si sono dati 9 mesi di tempo per giungere a un accordo che ponga fine a oltre 60 anni di conflitto.

Gli analisti sono divisi circa le possibilità di successo di questa nuova fase. Per alcuni un esito positivo è molto improbabile, per altri un accordo è possibile, anche se sarà imperfetto. Kerry ha detto che pur comprendendo lo scetticismo riguardo al raggiungimento di una soluzione non lo condivide.

Le due parti cercano di raggiungere un accordo nella cornice del principio «due Stati per due popoli», grazie al quale Israele potrebbe esistere in pace e sicurezza accanto a un nuovo Stato palestinese creato in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, territori che Israele ha occupato con la vittoriosa guerra dei Sei giorni, nel 1967. La precedente tornata di negoziati si incagliò ben presto, nel 2010, sulla questione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania.

Nella sua conversazione telefonica di giovedì, Obama ha elogiato Netanyahu per il suo coraggio e la sua leadership nell’accettare di far ripartire i negoziati, riferisce un comunicato della Casa Bianca. A entrambi i suoi interlocutori, il presidente Usa ha sottolineato che nei mesi prossimi ci sarà molto lavoro da fare, ma che le due parti possono contare sul sostegno degli Stati Uniti nello sforzo di raggiungere una pace giusta e duratura, basata sul principio dei due Stati.

Una seconda tornata negoziale è prevista per metà agosto.

Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, Kerry ha detto che Israele ha adottato misure, non precisate, per alleggerire le condizioni di vita dei palestinesi in Cisgiordania. Al di là di questo, l’intera nuova fase di negoziati è destinata a rimanere avvolta da un’estrema riservatezza.

Tzipi Livni, ministro della Giustizia e capo negoziatore per Israele, ha dichiarato che le trattative saranno «ardue» ma che gli israeliani riusciranno a «creare soluzioni e adottare decisioni per il futuro» piuttosto che recriminare sul passato. Secondo alcuni analisti, Israele è motivata dal desiderio di non trovarsi ulteriormente isolata sul piano internazionale, esito probabile se anche questa nuova fase di colloqui dovesse fallire.

Una ragione addotta dagli scettici è che la capacità di pressione che il segretario di Stato può esercitare dipende dalla volontà politica del presidente, e Obama sembra molto più concentrato sulle questioni economiche interne e sul desiderio di svincolare gli Usa dai teatri di guerra mediorientali.

Tanto i palestinesi quanto gli israeliani, inoltre, iniziano a negoziare dovendo fronteggiare forti opposizioni all’interno dei loro ranghi e delle coalizioni di governo.

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