Continuano gli atti di vandalismo contro chiese e monasteri cattolici in Terra Santa. La casa religiosa salesiana di Beit Jamal, vicino alla città di Beit Shemesh, è stata attaccata lunedì notte da alcuni malintenzionati. Non si esclude, tra le varie piste d’indagine, quella «nazionalista», per cui gli attentatori potrebbero essere – come è già successo in passato – giovani ebrei ultraortodossi, provenienti dalle colonie vicine.
(Milano/c.g.) – Continuano gli atti di vandalismo contro chiese e monasteri cattolici in Terra Santa. Il sito di informazione palestinese Maan dà la notizia che la casa religiosa salesiana di Beit Jamal, vicino alla città di Beit Shemesh, è stata attaccata lunedì notte da alcuni malintenzionati. Secondo Luba Samri, portavoce della polizia israeliana, qualcuno avrebbe scagliato contro il luogo di preghiera una bottiglia molotov e lasciato sull’esterno del monastero alcune scritte oltraggiose in lingua ebraica («morte ai gentili» e «vendetta»). Samri ha detto che la polizia non esclude, tra le varie piste d’indagine, quella «nazionalista», per cui gli attentatori potrebbero essere – come è già successo in passato – giovani ebrei ultraortodossi, provenienti dalle colonie vicine.
Il monastero di Beit Jamal è una casa salesiana e sorge a 30 km da Gerusalemme, in territorio israeliano ma vicino al confine coi Territori palestinesi occupati. La struttura sorge sul sito venerato secondo la tradizione come la tomba del protomartire Stefano ed è visitato ogni anno da migliaia di pellegrini e turisti, in gran numero anche israeliani.
Il vandalismo contro luoghi di culto e monasteri cattolici rischia di diventare un’emergenza in Israele. Nel 2012 e nei primi mesi del 2013 si sono succedute numerose azioni simili. In particolare, a Gerusalemme le mura della basilica della Dormizione (di Maria), l’abbazia benedettina che sorge a pochi passi dal Cenacolo, sono state imbrattate da insulti scritti in ebraico, a più riprese.
Questo fenomeno preoccupa il governo al punto che lo scorso maggio Tzipi Livni, ministro della Giustizia, e Yitzhak Aharinivich, ministro dell’Interno, hanno avanzato una specifica iniziativa che connoterebbe i graffiti addirittura come «atti di terrorismo». La finalità è di rafforzare in questo campo l’azione della polizia e dello Shin Bet (i servizi per la sicurezza interna). Nel bilancio dello Stato approvato all’inizio di maggio, il ministro Aharinivich ha fatto inserire la copertura economica per 50 ufficiali di polizia, che andrebbero a costituire un’unità speciale con il particolare compito di perseguire i «reati a sfondo nazionalistico», quali vengono considerati i graffiti.