41 chiese, 6 scuole, 4 sedi vescovili attaccate o date alle fiamme. In Egitto mai come oggi i cristiani sono presi di mira dai fondamentalisti islamici. Il Consiglio egiziano delle Chiese condanna il terrorismo di cui è vittima il Paese, se la prende coi media occidentali e chiama in aiuto l’esercito.
(Milano/c.g.) – In Egitto i cristiani stanno diventando, loro malgrado, le vittime finali di un tragico «dòmino della violenza». Il 14 agosto scorso, non appena si è sparsa la voce che le autorità stavano sgomberando i due sit-in organizzati nella capitale dai sostenitori del presidente Mohammed Morsi, gli islamici hanno attaccato molti obiettivi cristiani. Il quotidiano copto al Watani parla di ben 41 chiese (la maggior parte date alle fiamme), sei scuole cristiane, quattro tra ospedali e farmacie cristiani, quattro sedi vescovili, un monastero e numerose case, negozi, centri sociali e culturali riconducibili ai copti.
Almeno quattro le vittime documentate da al Watani: Iskandar Toss, 60 anni, decapitato mentre si trovava in casa, nel distretto di Dalga (il corpo, legato con corde, è stato poi trascinato per strada); Fawzy Mureed, 46 anni, che vive al Cairo nel distretto di Ezbet al-Nakhl, ucciso con un colpo di pistola alla testa; Mina Ra’fat, 25 anni, tassista ad Alessandria, ucciso a colpi di arma da fuoco quando gli islamisti hanno notato una croce appesa nell’abitacolo della sua vettura; Abanoub Maurice, 12 anni, ucciso durante l’attacco a Minya.
Gli islamisti hanno anche appiccato il fuoco ai locali della Biblioteca Alessandrina, una delle più prestigiose istituzioni egiziane. Le guardie della biblioteca hanno però respinto l’attacco, impegnando gli assalitori in una sparatoria.
Uno dei motivi del recente accanimento islamico nei confronti dei cristiani andrebbe ricercato nel fatto che il papa copto Tawadros II si sia schierato pubblicamente a fianco dell’esercito in occasione della deposizione del presidente Morsi, lo scorso 30 giugno, ponendosi di fatto in contrasto con il presidente deposto e con i Fratelli musulmani. Posizione che molti islamisti non gli avrebbero perdonato. D’altra parte la scelta di Tawadros va compresa alla luce del progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei cristiani in Egitto negli ultimi mesi; condizione generale di insicurezza forse poco evidente all’opinione pubblica occidentale.
Proprio ieri il Consiglio egiziano delle Chiese, a cui partecipano i rappresentanti di tutte le confessioni cristiane del Paese, ha condannato i «numerosi attacchi brutali contro stazioni di polizia, strutture pubbliche e rispettabili cittadini». In particolare, ha criticato nel modo più energico gli attacchi alle chiese, ai cristiani e alle loro proprietà, facendo appello alle forze dell’ordine per ristabilire sicurezza e stabilità nel Paese. Il documento circolare diffuso dal Consiglio dichiara che il popolo egiziano, composto da cristiani e musulmani, è vittima di attacchi terroristici contro chiese, monasteri, edifici pubblici in tutto il Paese. Secondo il documento l’Egitto starebbe affrontando una vera e propria guerra al terrorismo. Il Consiglio ha anche dichiarato di rifiutare «la deliberata disinformazione diffusa dai media occidentali contro il libero popolo egiziano; di opporsi all’idea occidentale secondo cui il popolo egiziano non possa difendersi dal terrorismo e denuncia ogni intervento straniero negli affari del Paese».