Un raggio di sole per una goccia d’acqua
L’estate avanza in Egitto, portando con sé l’incubo quotidiano dei black out. Per ore ed ore, a rotazione, interi quartieri restano privi di energia. Con le temperature che superano i quaranta gradi, ciò significa morire di caldo. Nei negozi e nei supermercati le merci si rovinano e i clienti fuggono dai locali roventi. Problemi di vecchia data che il governo non sa risolvere. Mentre lontano dalla capitale c'è chi si ingegna a trovare soluzioni nuove...
L’estate avanza in Egitto, portando con sé l’incubo quotidiano dei black out. La corrente elettrica s’interrompe senza preavviso più volte al giorno, lasciando privi di energia per ore e ore interi quartieri a rotazione. Con le temperature che superano i quaranta gradi, ciò significa morire di caldo, perché i condizionatori ovviamente smettono di funzionare. Per non parlare dei negozi, delle botteghe e dei supermercati, i cui affari sono seriamente messi in crisi dalla periodica mancanza di elettricità. Le merci si rovinano e i clienti fuggono dai locali roventi, mentre negli ospedali si teme per i pazienti la cui vita dipende da apparecchiature elettroniche. Gli studenti, in questo periodo sotto esame, sono obbligati a cercare soluzioni creative per studiare la sera, come trasferirsi in strada alla luce di un lampione pubblico o avvolgersi una fascia attorno alla testa per poterci infilare una torcia (i social network abbondano di fotografie scherzose sull’argomento!).
A tutto ciò si aggiunge la penuria d’acqua che spesso, in molte zone, manca per diverse ore al giorno. L’intenzione dell’Etiopia, annunciata questa settimana, di deviare il corso del Nilo azzurro per alimentare la «diga della rinascita» in via di costruzione – opera monumentale che minaccia di sottrarre all’Egitto il 30 per cento delle sue risorse idriche – sicuramente non rassicura su questo fronte. Senza dimenticare, inoltre, la ricorrente scarsità di carburante, che costringe gli egiziani a code interminabili per un pieno di benzina.
Questi sono problemi di antica data, certamente non nati con la rivoluzione, ma il governo pare del tutto immobile di fronte alla necessità urgente di trovare soluzioni. Lontano dai centri della politica, c’è chi tenta di dare un contributo creativo per salvare il proprio Paese dalla crisi energetica. Fuori dai principali nuclei urbani, si assiste a un fiorire d’iniziative disparate che hanno tutte quante in comune lo sfruttamento dell’energia solare, dono del quale l’Egitto gode in abbondanza.
Una di queste ha preso il via qualche mese dopo la rivoluzione, nell’ottobre 2011, materializzandosi nella compagnia Karmsolar. I fondatori, tanto per cambiare, sono due giovani: Ahmed Zahran e Lumna Madi. La loro idea è nata dall’esigenza di molti agricoltori di spostare i propri campi lontano dal Nilo, sulle cui rive si assiepa la stragrande maggioranza degli oltre 80 milioni di egiziani che vivono nel Paese. L’Egitto, infatti, ha un grande bisogno di espandere i terreni coltivabili per ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di grano e nutrire una popolazione in forte crescita. Ma dove? I terreni lontani dal Nilo sono desertici e dunque c’è bisogno di molta acqua per irrigarli. L’acqua, sotto terra, è abbondante, ma va pompata in superficie, lavoro che normalmente si esegue con macchinari alimentati da combustibile diesel, rumorosi e inquinanti, perché la rete elettrica in quelle zone non arriva. Inoltre, se è vero che il diesel costa poco grazie ai sussidi statali, è altrettanto chiaro che oggi non c’è più la certezza che questi continueranno a esistere anche in futuro. Oltre a ciò, il trasporto del combustibile in zone remote è molto caro e inaffidabile. Se per qualsiasi ragione il diesel non arriva, il raccolto è perduto.
Ecco allora che entra in scena Karmsolar, con il progetto di costruire una pompa per l’acqua alimentata da energia solare, meno costosa del trasporto del diesel. Un’idea semplice, basata su una tecnologia a portata di mano, che risolverebbe una quantità enorme di problemi per tante persone. Karmsolar ha già vinto il primo premio del Wharton Innovation Tournament del 2012 negli Emirati Arabi Uniti. Con i soldi del premio, la compagnia è riuscita a costruire il primo impianto di pompaggio nella provincia di Beheira, dove è in corso la sperimentazione, e conta di commercializzare la prima pompa al più presto, in modo da rendersi finanziariamente indipendente. Ma gli obiettivi di Karmsolar vanno oltre, perché la tecnologia della pompa a energia solare potrebbe essere applicata anche ad altri campi, creando persino nuovi posti di lavoro. Il vero sogno è costruire un intero ecovillaggio autosufficiente dal punto di vista energetico. Per scoprire se quest’avventura avrà buon fine, non resta che aspettare.
La creatività egiziana che il mondo intero ha visto in azione in piazza Tahrir, nel gennaio 2011, non è stata un miraggio. Nonostante i gravi problemi del Paese, è sempre viva e vegeta, silenziosamente ma infaticabilmente all’opera.