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Le mete dei copti in diaspora

di Giuseppe Caffulli
25 giugno 2013
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I cristiani copti dell’Egitto, a causa dell’insicurezza che regna nel Paese, sembrano guardare con sempre maggior attenzione alla possibilità di emigrare. Meta privilegiata gli Stati Uniti, dove sono migliaia le domande di asilo. Tra le mete emergenti, anche la repubblica ex-sovietica di Georgia, dove ai cristiani copti è concesso con una certa facilità il visto d’ingresso e il permesso di soggiorno. E dove anche i vertici della Chiesa ortodossa locale guardano con favore al loro arrivo.


Il nuovo Egitto di Mohamed Morsi e del Fratelli musulmani non sembra favorire la permanenza dei cristiani nel Paese. Questo almeno pare il trend degli ultimi due anni, aggravatosi recentemente proprio a causa dell’intensificarsi degli scontri, in diverse distretti del Paese, tra la componente musulmana e quella copta. Il risultato, in questo clima di perdurante insicurezza, è quello dell’emigrazione. Una diaspora costante che rischia di erodere una volta di più la comunità cristiana locale (che conta circa 8 milioni di fedeli su una popolazione di oltre 85 milioni di abitanti).

Come è facilmente intuibile, a lasciare il Paese sono anche esponenti della classe media e intellettuali: medici, farmacisti, insegnanti, avvocati e ingegneri. Un fenomeno che rischia di impoverire ulteriormente l’Egitto già messo in ginocchio da una crisi politica senza precedenti, che ha dato un colpo quasi mortale al settore turistico.

Tra i Paesi Ue, l’Olanda ha recentemente varato una serie di norme per facilitare le richieste d’asilo per i cristiani copti in fuga da forme di discriminazione e persecuzione.

Ma i principali flussi migratori sono diretti oltreoceano. Secondo quanto riportato dal National Catholic Register, gli Stati Uniti sono la meta privilegiata, specie per chi ha in mano una specializzazione. Fatto sta che negli Usa gli egiziani sono la seconda nazionalità per quanto riguarda le richieste di asilo e d’immigrazione.

Basta dare un occhio alle statistiche per avere il quadro della situazione: nel 2010, prima della Primavera araba e la rivoluzione di Piazza Tahrir, erano stati 531 i cittadini egiziani a cui era stato accordato l’asilo politico. Nel 2012 le domande sono lievitate e si è arrivati a 2.882 accoglimenti.

Curiosamente, tra le mete più gettonate dalla diaspora egiziana c’è la Repubblica della Georgia. Nel Paese caucasico sarebbe infatti abbastanza facile ottenere asilo per i cristiani copti. Secondo i dati a disposizione, sono almeno 150 le domande settimanali di asilo o di immigrazione avanzate alle autorità della repubblica ex-sovietica. Dall’inizio dell’anno ad oggi, sarebbero oltre 1.700 i visti d’ingresso concessi a cittadini egiziani; un migliaio in totale i permessi di soggiorno. A Tbilisi e dintorni, la comunuità copta conterebbe ormai qualche migliaio di fedeli, al punto che il patriarca della Chiesa ortodossa georgiana Ilia II vede di buon occhio la costruzione di chiese per la nascente comunità nordafricana nella repubblica caucasica.

(Twitter: @caffulli)

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