Un angelo tra gli ospiti del centro di dialisi
Gira come una trottola tra gli ospiti del reparto di Dialisi dell’A.P.C. Health Specialists Clinics di Gerusalemme, è inconfondibile con il suo copricapo di pailettes al posto di quello austero da infermiera professionale. Si chiama Sarah Haggai ed è l’infermiera più richiesta, più amata e più bizzarra. Eccola a rassicurare una signora palestinese, poi un anziano ebreo, quindi una giovane turista, e tanti, tanti altri ancora che devono sottoporsi al periodico trattamento della dialisi. Sarah parla più lingue e soprattutto comunica con un sorriso e una simpatia travolgenti: canta, scherza, incoraggia, mentre collega fili, imposta le macchine, misura la pressione. Sarah ha studiato a Parigi, ma poi ha deciso di tornare a Gerusalemme, nella terra delle sue radici, dove si è sposata e ha avuto tre figli. L’approdo alla fede ebraica è arrivato più tardi, dopo la separazione dal marito: «La fede mi ha aiutata molto, trovo che la mia religione abbia un sacro rispetto per la vita e questo mi sostiene nella mia professione».
A Gerusalemme, dove l’aspetto religioso è così sentito, Sarah ci tiene a sottolineare come nel suo reparto ci sia una costante attenzione per tutte le religioni: «Qui è un porto di mare e non è facile organizzare il calendario delle terapie, ma teniamo conto delle feste religiose anche di musulmani e cristiani in modo che la dialisi non rovini il loro tempo della festa». Orgogliosa di essere donna, Sarah è convinta che «la femminilità sia una risorsa in più per sapersi relazionare con il malato, per andar incontro, con un cuore di madre, alle esigenze e ai disagi di chi ha bisogno».
Benché così solare, Sarah non si sente del tutto al sicuro nel suo Paese, sa che potrebbero tornare i giorni delle sirene della guerra, ma non ha tempo per pensare ai pericoli: «Qui è meglio non farsi troppe domande, ma vivere con fede e non abbandonare mai la speranza».