L’ennesima strage di bambini, mentre andiamo in stampa, il 7 maggio scorso. Siria, Aleppo ancora nel mirino. Nove piccole vittime, uccise da una bomba sganciata sulla città. Quindici i morti in totale nel quartiere di Sheikh Maqsoud.
È la quotidiana, orrenda contabilità nel conflitto che incendia il Paese. Secondo le stime dell’Onu, sarebbero ormai 70 mila le vittime tra insorti, lealisti e civili. Tra questi molti bambini. A dar retta all’Osservatorio siriano per i diritti umani, nel solo marzo 2013 avrebbero perso la vita oltre 300 minori.
Secondo l’ultimo rapporto Syrias’s Children: a lost generation? («Bambini della Siria: una generazione perduta?») del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), i piccoli siriani, quando non cadono vittime della guerra, patiscono comunque abbandono, violenze, abusi e torture. Corrono insomma il rischio di avere una vita segnata per sempre.
I minori che si trovano a pagare questo prezzo sono, stima l’Unicef, almeno 2 milioni, molti dei quali si trovano oggi sfollati, insieme alle famiglie, nei campi a ridosso del confine giordano.
Le problematiche sono ben immaginabili in un contesto ormai fortemente degradato come quello siriano: i bambini vivono quotidianamente sotto le bombe, patiscono il trauma di vedere i genitori o i familiari uccisi, vivono un costante disagio psicologico determinato dalla paura e dall’incertezza.
Sotto le macerie di molte città siriane sono finite anche tante scuole. Circa un quinto degli istituti scolastici del Paese ha subito danni materiali o è stato distrutto. In centri particolarmente segnati dal conflitto, come Aleppo, Idlib o Deraa, le scuole sono divenute rifugio per gli sfollati, oppure sono state requisite a seconda dei casi dagli insorti anti-Assad o dall’esercito lealista.
Ad Aleppo (città a cui dedichiamo un servizio a p. 14), non più del 6 per cento dei bambini sarebbe in grado di frequentare regolarmente la scuola.
Quella della Siria è oggi la più grave emergenza umanitaria in atto, a cui si aggiunge anche la drammatica situazione dell’infanzia.
Una tragedia che non accenna a spegnersi e le cui cicatrici, se non si interviene con urgenza, i bambini siriani porteranno per sempre incise nell’anima e nel corpo.