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Frammenti dei Rotoli del Mar Morto ancora sul mercato

Terrasanta.net
29 maggio 2013
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Frammenti dei Rotoli del Mar Morto ancora sul mercato
Frammenti dei Rotoli del Mar Morto. (foto di repertorio)

Vennero alla luce nelle grotte di Qumran, tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, ma ancor oggi vi sono sul mercato frammenti dei rotoli del Mar Morto. Il tema è tornato d’attualità nei giorni scorsi, quando l’agenzia Associated Press (Ap) ha riferito che una famiglia palestinese sta trattando la vendita di altre porzioni degli antichi manoscritti.


(Milano/e.p.) – Vennero alla luce nelle grotte di Qumran, tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, ma ancor oggi vi sono sul mercato frammenti dei rotoli del Mar Morto.

Il tema è tornato d’attualità nei giorni scorsi, quando l’agenzia Associated Press (Ap) ha riferito che una famiglia palestinese, che in passato aveva venduto alcuni frammenti dei rotoli a istituzioni e ricercatori, ora sta trattando la vendita di altre porzioni degli antichi manoscritti, conservate per decenni in un forziere svizzero.

Molti di questi frammenti raggiungono appena le dimensioni di un francobollo, dice l’articolo, ma in anni recenti collezionisti cristiano-evangelici e istituzioni statunitensi hanno speso milioni di dollari per acquistarli.

Gli ultimi sviluppi hanno indispettito l’Autorità israeliana per le antichità (Iaa), dal momento che Israele considera i rotoli rinvenuti a Qumran come parte del proprio patrimonio nazionale inalienabile. William Kando, uno dei membri della famiglia palestinese che possiede i frammenti, ha dichiarato di averli già offerti alla Iaa che però non è stata in grado di far fronte al prezzo richiesto.

Secondo la ricostruzione di Ap, già il pastore beduino che nel 1947 rinvenne casualmente la prima parte dei rotoli in una grotta di Qumran, ne vendette tre a un antiquario e altri quattro al padre di William Kando, un calzolaio cristiano di Betlemme che a sua volta li rivendette alla Chiesa ortodossa siriaca.

Successivamente Kando entrò in possesso di altre parti dei rotoli. Molte le consegnò alle autorità di Israele, ma secondo il figlio William mise da parte alcuni frammenti riuscendo a mandarne alcuni in Svizzera a metà degli anni Sessanta. Un trasferimento avvenuto prima che, nel 1978, Israele varasse una legge che proibisce di asportare senza autorizzazione dal Paese beni del patrimonio archeologico.

Si ritiene che la famiglia Kando custodisca in Svizzera ancora una ventina di frammenti. In anni recenti, Kando jr. ne ha messo in vendita qualcuno negli Stati Uniti, sorprendendo i collezionisti che erano inconsapevoli dell’esistenza di simili reperti.

Nel 2009 l’Azusa Pacific Univerisity, un college evangelico di Los Angeles, si aggiudicò cinque frammenti, insieme ad altri reperti, versando circa 2 milioni e mezzo di dollari. Tra il 2009 e il 2011, il Southwestern Baptist Theological Seminary di Fort Worth (Texas) acquistò da Kando altri otto frammenti conservati nelle cassette di sicurezza dell’Unione Banche Svizzere (Ubs) a Zurigo.

Le autorità palestinesi, giordane e israeliane da lungo tempo si contendono la legittima proprietà dei rotoli, soprattutto dopo la guerra dei Sei giorni che nel 1967 portò dei cambiamenti circa il controllo della regione – a ridosso della sponda occidentale del Mar Morto – nella quale i rotoli furono rinvenuti.

I palestinesi ne rivendicano la proprietà dal momento che i reperti si trovavano in quella che è oggi la Cisgiordania, mentre i giordani avanzano la stessa pretesa perché al tempo del rinvenimento erano loro a governare su quelle terre. Entrambe le parti hanno tentato invano di far sequestrare i rotoli quando sono stati portati all’estero per mostre sponsorizzate dal governo israeliano.

Quest’ultimo considera i rotoli come un bene della nazione e ritiene che tutti i frammenti dovrebbero essere raccolti nel padiglione ad essi dedicato (il Sacrario del Libro, nel Museo di Israele a Gerusalemme – ndr), per la loro migliore conservazione e per poterli mettere a disposizione degli studiosi.

Gli archeologi, tra i quali c’è chi ritiene che vi sia un numero maggiore di manoscritti ancora nascosti, osservano che la loro preoccupazione principale riguarda non tanto chi sia il detentore dei reperti, ma piuttosto il fatto che siano preservati e conservati nel modo appropriato, ovunque si trovino.

Un’agile lettura per chi volesse accostare l’enigma di Qumran.

 

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