Accordo giordano-palestinese: re Abdallah protettore della Spianata delle moschee
Domenica 31 marzo ad Amman è stato firmato un accordo tra re Abdallah II di Giordania e Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Vi si conferma «la protezione storica della Giordania sui Luoghi Santi musulmani e cristiani di Gerusalemme» e in modo particolare della Spianata delle moschee.
(Gerusalemme) – Domenica 31 marzo ad Amman è stato firmato un accordo tra re Abdallah II di Giordania e Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Vi si conferma «la protezione storica della Giordania sui Luoghi Santi musulmani e cristiani di Gerusalemme».
«La ragione principale (di questo accordo) è di permettere alla Giordania di difendere sul piano giuridico i luoghi santi musulmani, in particolare la moschea al Aqsa, direttamente minacciata da Israele», ha dichiarato all’Agenzia France Presse un funzionario giordano. La Giordania avrà così un nuovo strumento che la legittima sul piano internazionale nella difesa dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme.
Questo ruolo di custode che la Giordania esercita rispetto ai santuari musulmani e cristiani di Gerusalemme (vecchia) è già riconosciuto dal trattato di pace firmato nel 1994 tra Israele e la Giordania ha ricordato il quotidiano The Jerusalem Post. Sin dal 1924, l’emiro prima e il re di Giordania poi vigilano sui luoghi santi di Gerusalemme, ha sottolineato, da parte sua, il Jordan Times. Dal 1950 al 1967, la Giordania controllava la citta vecchia di Gerusalemme, che include la Spianata delle moschee. È nel 1967, con la guerra dei Sei giorni, che Israele «riunifica», per usare la sua terminologia, Gerusalemme (il diritto internazionale parla di occupazione).
L’accordo prende forma intorno al Waqf, fondazione musulmana che amministra la Spianata delle moschee sotto l’autorita del ministero giordano delle Awaqf (le opere religiose). Quest’organizzazione, che dà lavoro a 600 persone, impiega i fondi a disposizione per il restauro e la manutenzione ordinaria del sito. Terzo luogo santo per l’Islam, la spianata include la Cupola della Roccia e la moschea di al Aqsa e durante le riunioni di preghiera durante il Ramadan arriva ad accogliere anche più di 200 mila fedeli. La Spianata, che in arabo viene chiamata rispettosamente Haram esh Sharif (il Nobile Santuario) rappresenta anche un patrimonio tra i più preziosi dell’arte islamica.
Il re di Giordania ha già finanziato campagne di restauro per il minbar (il pulpito) di Saladino nella moschea di al Aqsa e per i mosaici plurisecolari della Cupola della Roccia.
La Spianata delle moschee è anche il punto su cui convergono numerose rivendicazioni nazionalistiche e religiose. Al punto che qualcuno considera questo luogo come una vera e propria polveriera nel cuore di Gerusalemme. Sulle rovine del Tempio giudaico è stata edificata la Cupola della roccia, luogo santo musulmano. Le forze di sicurezza israeliane regolano gli accessi alla Spianata e impediscono agli ebrei, come fanno anche i Rabbini capo di Israele, di venir quassù a pregare. Si fa appello al rischio di calpestare l’area su cui sorgeva il Santo dei Santi, il cuore del Tempio al quale poteva accedere solo il Sommo sacerdote. Nella Spianata gli incidenti che coinvolgono fedeli musulmani, cittadini israeliani e forze di sicurezza israeliane sono frequenti.
«Con l’accordo (del 31 marzo), per la prima volta un rappresentante del popolo palestinese riconosce ufficialmente il ruolo di re Abdallah e della Giordania nella protezione dei luoghi santi di Gerusalemme», ha fatto notare Azzam Khatib, direttore del Dipartimento di Gerusalemme delle Awaqf.
L’intesa è stata firmata pochi giorni dopo la visita del presidente statunitense Barack Obama in Israele, Territori Palestinesi e Giordania (dal 20 al 24 marzo scorso). Alcuni osservatori vedono nel passo della Giordania nei confronti dei palestinesi la possibilità che Amman giochi un ruolo maggiore per la ripresa dei negoziati di pace (israelo-palestinesi).
Si ridisegnano gli schieramenti? Pochi giorni prima della firma ad Amman, l’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani, nel corso del vertice della Lega araba a Doha, aveva proposto di creare un fondo di un miliardo di dollari per «la difesa di al Quds» (Gerusalemme per i musulmani). Il suo emirato è pronto a versare un quarto dei fondi. Nello scorso ottobre, durante una visita a Gaza, lo stesso emiro si era impegnato a finanziare Hamas con 400 milioni di dollari da destinare a progetti di sviluppo nella Striscia. Nel frattempo i fondi promessi a fine 2012 a un’Autorità Palestinese perennemente sull’orlo dell’asfissia finanziaria restano ancora in sospeso. La moderata Giordania si schiererebbe dunque a fianco dell’Autorità Palestinese laddove il Qatar sembra aver preferito gli islamisti di Hamas.
Con un’apposita legge votata dalla Knesset nel 1980 lo Stato di Israele ha dichiarato Gerusalemme la propria «capitale eterna e indivisibile». Da parte loro, i palestinesi vogliono che i quartieri orientali della città siano capitale del loro futuro Stato. L’accordo appena firmato tra la Casa reale giordana e l’Autorità Palestinese resterà in vigore anche in caso di creazione di uno Stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale.