È made in Israel la speranza di tornare a camminare per molti paraplegici. Si chiama ReWalk, ovvero «camminare di nuovo», ed è il primo esoscheletro robotico, o più semplicemente una macchina che permette di deambulare ritti sulle proprie gambe. A Roma, l'Ospedale Bambin Gesù sta adattando l'apparecchiatura ai pazienti più giovani.
(Milano) – È made in Israel la speranza di tornare a camminare per molti paraplegici. Si chiama ReWalk, ovvero «camminare di nuovo», ed è il primo esoscheletro robotico, o più semplicemente un robot che permette a chi è rimasto parzialmente paralizzato di deambulare ritto sulle proprie gambe. L’apparecchiatura è dedicata, infatti, a chi ha perso questa capacità per una lesione completa del midollo spinale, che impedisce cioè ogni movimento motorio delle gambe, a livello del torace (sia essa congenita o acquisita in seguito, per esempio, a un incidente).
Nato tra le mura dell’Argo Medical Technologies di Haifa, in Israele, ReWalk è stato ideato dal direttore della struttura, Amit Goffer, rimasto paraplegico dopo un incidente stradale.
Il centro israeliano Argo è stato il primo a livello mondiale, e tuttora l’unico, a sviluppare apparecchiature che sostengono il corpo umano dall’esterno – gli esoscheletri robotici – per restituire la possibilità di camminare alle persone con una lesione del midollo spinale. Fino a qualche anno fa, gli esoscheletri venivano utilizzati solo in ambito industriale e militare, e quindi non terapeutico, per esempio per potenziare la forza di una persona sana e consentirle di spostare pesi notevoli.
Il robot non è una novità, è infatti in uso già da qualche anno. È di questi giorni invece la notizia che in Italia, all’ospedale Bambino Gesù di Roma, si sta realizzando il primo prototipo di esoscheletro per bambini. «La collaborazione del nostro ospedale con l’Argo di Haifa – spiega Enrico Castelli, direttore della Divisione di neuroriabilitazione del nosocomio pediatrico romano -, è stata determinata dalle necessità riabilitative dei nostri pazienti: siamo ad oggi gli unici al mondo a voler impiegare questo dispositivo con pazienti in età evolutiva».
Il gruppo di ricerca del Laboratorio analisi del movimento e robotica del Bambino Gesù, infatti, sta sviluppando una versione pediatrica del dispositivo, in collaborazione con il dipartimento di meccanica e aeronautica dell’Università La Sapienza di Roma. «Nel momento in cui si pensa a uno strumento complesso come il ReWalk – precisa Castelli – è necessario prima realizzare un dispositivo grande, per un adulto, e poi costruirne uno miniaturizzato. Ecco perché il robot è stato progettato prima per gli adulti. Poi noi l’abbiamo “accorciato”, ma rimane utilizzabile solo da chi ha un’altezza superiore a 145 centimetri. Inoltre la persona non deve avere un’instabilità ossea della colonna vertebrale a livello della lesione spinale».
L’esoscheletro si indossa sopra i vestiti. Ha alcuni motori che muovono le gambe e che sono controllati dal paziente. «Nel caso di un esoscheletro robotico, la struttura non solo sostiene se stessa e il paziente, ma permette meccanicamente il movimento delle gambe che altrimenti la persona non sarebbe in grado di compiere», afferma ancora il direttore. Ogni singolo passo è infatti attivato volontariamente da chi indossa il sistema, tramite una lieve inclinazione in avanti del tronco. Oltre alla deambulazione a diverse velocità, l’esoscheletro permette di alzarsi e sedersi da una sedia, di scendere e salire le scale autonomamente. È il paziente a decidere quale funzione attivare premendo un pulsante su un dispositivo di controllo, indossato come un orologio e collegato in modalità wireless con il robot. Poiché, però, è necessario utilizzare due stampelle durante il cammino, il paziente deve avere un ottimo controllo delle braccia. La durata della batteria consente di indossare l’esoscheletro la mattina e di toglierlo alla sera.
Grazie a quest’apparecchiatura per la prima volta alcune persone con lesione spinale completa hanno potuto completare una maratona, come è accaduto a Londra nel 2012. O come accadrà alla maratona di Roma il prossimo 17 marzo. «È auspicabile che in futuro l’avanzamento tecnologico offra maggiore possibilità di attività sportive con questi strumenti», sottolinea Castelli.
«Un’altra novità importante – continua il direttore – è la disponibilità della versione personale dell’esoscheletro, che il paziente, adulto o bambino, può ottenere dopo aver completato l’addestramento in ospedale. Questo è molto importante perché permette di trasferire le abilità acquisite alla vita quotidiana, finalità di ogni intervento riabilitativo».
Per candidarsi all’utilizzo di ReWalk è indispensabile superare una valutazione clinica accurata. «Poi comincia il training con il dispositivo – riferisce ancora Castelli -. In genere sono sufficienti dieci sedute di riabilitazione per imparare a mettersi in piedi da soli e per compiere i primi passi». Finito l’addestramento in ospedale, e se si è idonei, rimane un ultimo scoglio da superare: poter disporre della versione individuale da usare nella vita quotidiana. Il robot non è ancora tra i dispositivi prescrivibili con il Sistema sanitario nazionale e il suo costo non è proprio economico: circa 50mila euro.
L’ospedale di riferimento per i pazienti di età inferiore a 18 anni – al momento l’unico al mondo – è il Bambin Gesù di Roma.