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La speranza dei martiri

Daniele Civettini
5 marzo 2013
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La speranza dei martiri

Con Tribolati, ma non schiacciati Rodolfo Casadei torna sul tema del martirio inerme dei cristiani oggi. L'Autore riporta la voce di chi ha visto figli, consorti, parenti e amici cadere per aver conservato la fede coram populo, in Paesi o contesti segnati dalla violenza anti-cristiana. L'intento è di mostrare come il martirio contenga e riveli la speranza cristiana della redenzione dell'uomo, una speranza capace di colmare l'abisso che c'è tra vittime e carnefici, tra l'amore di Dio e l'odio dell'uomo.


Prima che la sua macchina venisse fatta saltare per aria con il tritolo, Maria Chidiac era una giornalista bellissima e aggressiva, conduttrice cristiana di un importante talk show politico libanese. Dopo l’attentato che l’ha tremendamente mutilata nel settembre del 2005, Maria Chidiac ha continuato ad essere ciò che era prima, e anche di più. In Medio Oriente dicono che ostenti le sue ferite e le sue protesi per perorare le sue cause; l’hanno vista afferrare il crocifisso appeso al collo del patriarca maronita Bechara Rai durante un incontro, perché il prelato sembrava troppo «morbido» nei confronti del disarmo di Hezbollah.

Il volto di Paulina Pony Yoron è come cristallizzato dal dolore da quando suo marito non ha fatto più ritorno a casa. Si tratta di Alfred Yoron, presidente della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Juba, torturato a morte dai servizi segreti di Khartoum. Queste e altre storie sono raccolte in Tribolati, ma non schiacciati, di Rodolfo Casadei, un libro che richiama direttamente Il sangue dell’agnello, del 2008, dove si trovava l’ultima intervista dell’arcivescovo di Mosul, monsignor Faraj Rahho, morto durante un sequestro dopo aver celebrato una Via Crucis.

Ora come allora, Casadei colloca il suo reportage precisamente tra la vita e la morte, riportando la voce di chi ha visto figli, consorti, parenti e amici cadere per aver conservato la fede coram populo, in Paesi o contesti segnati dalla violenza anti-cristiana (Iraq, Iran, Sudan, Libano, Uganda e soprattutto Iraq); di quanti cioè sono ancora vivi, ma consapevoli di poter fare la stessa fine, un giorno o l’altro, dei loro congiunti. Come i trecento mujaheddin iraniani, convertiti al cristianesimo dai missionari statunitensi in un ex campo militare su cui pende la condanna a morte degli ex-correligionari o come il successore di Rahho e gli iracheni rimasti o addirittura tornati nella loro terra da Paesi più pacifici e ricchi, in certi casi con famiglia al seguito, per testimoniare, oltre al cristianesimo, anche l’amore verso una patria ferita.

Casadei mostra il martirio in tutta la sua crudezza: l’assalto alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad del 2010, per fare un esempio, va ben oltre l’umana sopportazione e anche leggerne il racconto non è semplice. Eppure Tribolati, ma non schiacciati non è principalmente il ritratto di un’umanità sfigurata dalla violenza ideologica, o calpestata nei diritti più elementari: non è un libro-denuncia, che mira più che altro al conforto politico di minoranze oppresse. È il tentativo di mostrare come il martirio contenga e riveli la speranza cristiana della redenzione dell’uomo, una speranza tanto ragionevole da potersi spingere oltre i confini della morte, capace di colmare l’abisso che c’è tra vittime e carnefici, tra l’amore di Dio e l’odio dell’uomo.

Chi ha il coraggio di dire oggi, come Tertulliano molti secoli fa, che «Il sangue dei martiri è il seme dei nuovi cristiani»? Il volume si chiude parlando di suor Rachele Fassera, comboniana, preside della scuola di Aboke in Uganda, dove ogni tanto, nella preghiera dei fedeli, qualche ragazza si alza per pregare pubblicamente per il perdono di Laghira. Il terribile Laghira, il capo ribelle che obbligava le ragazze da lui rapite ad uccidere le bambine più piccole; l’uomo che ha restituito 109 alunne alla religiosa (tenendone però trenta) e si è fermato a pregare con lei, chiedendo un’immagine della Madonna e di san Francesco. Perché solo Cristo sa vedere una scintilla di bontà nel cuore di ogni uomo; lui e i martiri, «i corredentori del mondo contemporaneo».

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