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Il benvenuto degli ebrei a Papa Francesco

Terrasanta.net
16 marzo 2013
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Il benvenuto degli ebrei a Papa Francesco
Papa Bergoglio pronuncia l'omelia in Cappella Sistina durante la concelebrazione del 14 marzo con i cardinali elettori.

Come fece il predecessore Benedetto XVI, anche il primo Papa latinoamericano della Storia ha voluto subito rendere omaggio al rabbino capo di Roma, indirizzandogli un messaggio presso la sinagoga monumentale d’Oltretevere. Un gesto apprezzato, a cui hanno fatto eco numerosi messaggi augurali dagli ebrei d'Italia e di Israele.


(Milano/g.s.) – Come fece il predecessore Benedetto XVI, anche il primo Papa latinoamericano della Storia ha voluto subito rendere omaggio al rabbino capo di Roma, indirizzandogli un messaggio presso la sinagoga monumentale d’Oltretevere.

Nel testo per rav Riccardo Di Segni – che esercita anche la professione di medico radiologo – Papa Francesco annuncia la solenne inaugurazione del suo Pontificato, prevista per la mattina del 19 marzo in piazza San Pietro. Il breve messaggio poi prosegue con un augurio: «Confidando nella protezione dell’Altissimo, spero vivamente di poter contribuire al progresso che le relazioni tra ebrei e cattolici hanno conosciuto a partire dal concilio Vaticano II, in uno spirito di rinnovata collaborazione e al servizio di un mondo che possa essere sempre più in armonia con la volontà del Creatore».

Gli ebrei italiani, da parte loro, danno al nuovo Papa un benvenuto a più voci. A nome dell’Unione delle comunità ebraiche d’Italia, il presidente Renzo Gattegna fa «i più fervidi auguri al nuovo Pontefice, Jorge Mario Bergoglio, per lo svolgimento di un magistero che porti pace e fratellanza all’umanità intera. In particolare la speranza è che possa proseguire con reciproca soddisfazione l’intenso percorso dialogico che gli ebrei hanno sempre auspicato e che è stato realizzato anche grazie all’opera dei pontefici che si sono avvicendati alla guida della Chiesa nel recente passato».

La dirigenza dell’Assemblea dei rabbini italiani si unisce agli auguri e scrive: «Da parte nostra non mancherà la collaborazione e il contributo a proseguire il cammino intrapreso, affinché possa consolidarsi il dialogo che tanto ha contribuito a instaurare un nuovo clima di fiducia tra Ebrei e Cattolici, nel rispetto reciproco delle rispettive identità e nell’autentico riconoscimento della pari dignità. Confortati dai positivi risultati di questo percorso, acquisiti negli anni anche grazie ai Pontefici che si sono susseguiti nel recente passato siamo certi che Ebrei e Cattolici, collaborando nell’impegno per il bene dell’umanità, anche attraverso le proprie specificità, potranno dimostrare che la costruzione di un futuro di vera amicizia tra i popoli e gli individui è realmente possibile».

Da Israele il capo dello Stato ha rivolto il pensiero a Papa Francesco ricevendo alcuni esponenti della Chiesa polacca. «Il neoeletto Papa – ha detto Shimon Peres – rappresenta la devozione, l’amore di Dio, l’amore per la pace, una santa modestia e un continente che si sta risvegliando. Abbiamo più che mai bisogno di una leadership spirituale e non solo politica. Laddove i leader politici dividono, quelli spirituali sono in grado di unire. Unire intorno a una visione, ai valori, alla fiducia che possiamo fare del mondo un luogo migliore in cui vivere». Il presidente ha poi colto l’occasione per invitare il Papa a «visitare al più presto la Terra Santa, dove sarà il benvenuto».

Il portavoce del Gran Rabbinato di Israele ha riconosciuto che «negli ultimi dodici anni c’è stato un dialogo ricco e fruttuoso tra la Santa Sede e i (due) rabbini capo di Israele su questioni primarie come la messa al bando del terrorismo in nome di Dio, la sacralità della vita, la santità della famiglia ecc.». «Particolarmente memorabili – ha proseguito il portavoce – sono le dichiarazioni dei due predecessori di Papa Francesco, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, riguardo all’Onnipotente che non ha mai revocato la sua alleanza con il popolo ebraico».

«Il Gran rabbinato d’Israele – prosegue il testo – è fiducioso che Papa Francesco, le cui buone relazione con il popolo ebraico sono note, manterrà lo stesso spirito e rafforzerà e svilupperà i legami della Chiesa cattolica con lo Stato di Israele e il popolo ebraico».

Il giorno stesso dell’elezione dell’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro, su Internet sono stati rilanciati dei video che testimoniano le relazioni del nuovo Papa con gli ebrei in Argentina. Uno in particolare mostra la sua partecipazione al rito di accensione delle luci di Hanukkah, festa che gli ebrei celebrano a ridosso del Natale cristiano.

Commentando informalmente quelle immagini, il rabbino Di Segni scrive sulla newsletter dell’ebraismo italiano che si capisce che sono state girate in una sinagoga conservative (non in linea con il rigore degli ebrei ortodossi e ultraortodossi). Così, osserva il rabbino capo di Roma, mentre i rabbini capo di Israele e altri rabbini mandano gli auguri, gli haredim sembrano quasi impermeabili alla notizia: «Sono segnali sottili di distinguo, che anticipano un futuro in cui le domande non saranno tanto rivolte al “pastore della Chiesa universale”, se sia o meno filoebraico, quanto al mondo ebraico: da quello “laico”, che dovrà fare i conti con le inevitabili asprezze del papa in tema di morale, e a quello “ortodosso” che dovrà ogni volta interrogarsi su come rispondere alle eventuali aperture».

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