Si è insediato ufficialmente ieri, 10 febbraio, nella sua sede di Damasco il nuovo patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Youhanna X. Alla cerimonia hanno avuto accesso soprattutto autorità e delegazioni ufficiali. Era presente, tra gli altri, anche il patriarca maronita card. Bechara Rai. Una decisione, la sua, che in Libano ha fatto discutere.
(Milano/g.s) – Ieri, 10 febbraio, si è insediato ufficialmente nella sua sede di Damasco il nuovo patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Youhanna X. La cerimonia liturgica di insediamento si è svolta nella chiesa della Santa Croce, nel centro della capitale siriana, ed è stata attentamente seguita dai media nazionali. Alla chiesa hanno avuto accesso soprattutto autorità e delegazioni ufficiali, tra misure di sicurezza molto stringenti. I fedeli rimasti fuori hanno potuto seguire il rito da un maxi-schermo.
Il nuovo patriarca ha auspicato che il conflitto in corso in Siria possa ricomporsi in un dialogo che riporti alla nazione pace e stabilità. Ha poi rimarcato che tutti i cittadini, cristiani e musulmani, sono parte di un solo popolo e di una sola famiglia.
Youhanna Yazigi è stato eletto patriarca il 17 dicembre scorso dal sinodo della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, riunito nel monastero di Balamand, in Libano. L’elezione è avvenuta a scrutinio segreto il secondo giorno della riunione sinodale, a cui hanno partecipato 18 dei 20 membri aventi diritto (assenti il vescovo degli Stati Uniti e quello di Baghdad, in Iraq).
Da quattro anni e mezzo Yazigi era metropolita dei greco-ortodossi antiocheni in Europa, con sede a Parigi. In un messaggio indirizzato ai fedeli dopo l’elezione, Youhanna X ha chiesto a tutti – bambini, giovani, famiglie – di dare il proprio contributo alla vita della Chiesa per rendere il suo volto degno di quello della «sposa di Cristo».
Il nuovo patriarca è nato a Lattakia, in Siria, nel 1955 dove ha frequentato gli studi fino all’ingegneria. Appassionato musicista, ha fondato una scuola di musica bizantina. Dopo la licenza in teologia ortodossa ottenuta in Libano nel 1978, all’università di Balamand, ha conseguito il dottorato in teologia ortodossa nel 1983, presso l’università di Tessalonica, in Grecia. Nello stesso anno viene anche ordinato sacerdote. È specializzato in liturgia: nel 1981 ha conseguito un diploma in musica liturgica presso l’Istituto superiore di musicologia bizantina.
Nel 1981 ha iniziato ad insegnare liturgia all’Istituto teologico San Giovanni Damasceno di cui è stato decano tra il 1988 e il 1991 e tra il 2001 e il 2005, periodo nel quale ha anche svolto il ministero di igumeno (abate) nel monastero Notre-Dame di Balamand, sede libanese del patriarca greco-ortodosso d’Antiochia.
Nel 1993 ha anche fondato una nuova comunità monastica, che ha guidato come superiore fino al 2005, presso il monastero Saint George a Humeira (Wadi el-Nasara, in Siria), dove ha anche creato un seminario patriarcale.
Youhanna X ha un altro fratello vescovo – Boulos Yazigi, arcivescovo greco-ortodosso di Aleppo – ed è un volto noto negli ambienti ecclesiastici ed ecumenici, avendo preso parte e numerosi convegni in Grecia, Italia, Svizzera, Gran Bretagna, Cipro, Stati Uniti, Russia. Succede al patriarca Ignace IV Hazim, da tempo malato, morto a Beirut il 5 dicembre scorso a 92 anni d’età. Il ministero di Youhanna X si apre in uno dei momenti più tristi della storia recente della Siria.
Nella delegazione cattolica che ha presenziato al rito di insediamento del 10 febbraio c’erano anche il patriarca melchita di Antiochia Gregorio III Laham e il patriarca maronita, Bechara Rai. La presenza del card. Rai a Damasco è stata un evento eccezionale, dal momento che nessun patriarca maronita negli ultimi 70 anni aveva mai varcato i confini con la Siria, Paese che in passato ha occupato militarmente il territorio libanese e ha sempre cercato di influenzare la vita sociale e politica del Paese dei cedri.
Per smorzare le polemiche suscitate dalla sua decisione, il patriarca maronita ha spiegato che il suo viaggio non intendeva compiacere il governo del presidente Bashar al-Assad, ma aveva solo motivazioni pastorali: a Damasco Rai ha potuto infatti anche celebrare la messa in occasione della festa di san Marone (9 febbraio), offrendo solidarietà e conforto ai 60 mila maroniti che vivono in Siria.