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Una casa sull’ulivo per i volontari di Lodi

Carlo Giorgi
24 gennaio 2013
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Una casa sull’ulivo per i volontari di Lodi
I membri dell'associazione in una foto scattata presso il villaggio di Aboud, nei Territori Palestinesi.

È nata da un incontro la più recente delle associazioni italiane che si occupano delle pietre vive della Terra Santa.


La passione per la Terra Santa nasce sempre da incontri concreti. «Tutto è cominciato nel 2005. Avevo deciso di partecipare ad un pellegrinaggio organizzato da Caritas Ambrosiana – racconta Alice, giovane volontaria di Lodi -; il viaggio prevedeva anche un periodo ad Aboud, cittadina palestinese vicino a Ramallah, dove vive una consistente comunità cristiana. Eravamo ospiti della parrocchia e il nostro compito era di animare le attività dei bambini. Abdallah e Michel, due ragazzi del gruppo scout locale, ci facevano da guide e interpreti, non lasciandoci mai soli. Ecco, la grande sorpresa fu lo scoprire come fossero di più le cose che ci univano delle cose che ci dividevano… così, in questi anni, siamo sempre rimasti in contatto; è stato naturale aiutarli».

È da quel primo incontro con Abdallah e Michel che nasce, nel 2012, una delle molte associazioni italiane finalizzate all’aiuto dei cristiani di Terra Santa. Si chiama La casa sull’ulivo (www.lacasasullulivo.org) perché «l’ulivo è il simbolo della Terra Santa – spiega Alice -: ha radici profonde che richiamano alla famiglia, alle fondamenta di una casa. E poi è un albero che unisce, perché tutte le culture locali sentono proprio».

L’associazione ha sede a Lodi, dove vivono i quindici soci che ne fanno parte. Due le attività richieste ai volontari: per prima cosa, impegnarsi nella conoscenza della vita e dei problemi della Terra Santa, attraverso incontri di formazione e pellegrinaggi. Secondariamente, il sostegno concreto a due realtà incontrate dai volontari nel corso delle loro visite: la comunità cristiana di Aboud, appunto, e la cooperativa Oasis, un centro diurno per disabili giovani e adulti, situato a Beit Sahur, vicino a Betlemme.

Aboud è un villaggio di circa 2 mila abitanti dei Territori palestinesi sul cui territorio il governo israeliano ha deciso di far passare il muro di separazione. L’economia è di tipo agricolo ed è basata principalmente sulla coltivazione e la raccolta delle olive. La casa sull’ulivo sostiene un progetto della parrocchia acquistando del sapone d’olio di oliva, prodotto da un laboratorio locale. Nel laboratorio lavorano alcuni studenti universitari che in questo modo si pagano gli studi. L’olio utilizzato per il sapone è acquistato dalle famiglie più povere della comunità, in modo da garantire loro un guadagno. I volontari vendono il sapone in mercatini e banchetti in Italia durante l’anno; e il ricavato della vendita viene gestito dalla parrocchia di Aboud, in parte per rafforzare il progetto; e in parte per acquistare farmaci per anziani non autosufficienti e iniziare a costruire un centro diurno a loro dedicato.

I ragazzi di Oasis, invece, lavorano in un laboratorio di piccoli manufatti (cartotecnica, lavoro con carta ricilata, lanterne, presepi) che i volontari vendono in Italia. Oltre al guadagno, per le persone disabili c’è la conquista della dignità basata sul lavoro.

«Lo scorso Natale abbiamo organizzato cinque banchetti nel Lodigiano – racconta Alice -, trovando sempre la disponibilità delle amministrazioni locali. Il nostre desiderio poter continuare ad aiutare la Terra Santa, facendo rete con altre associazioni che hanno una più lunga esperienza».

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