Nelle elezioni del 22 gennaio scorso si è recato alle urne il 56 per cento degli elettori palestinesi cittadini di Israele che avevano diritto al voto. Il dato fa registrare un incremento di tre punti rispetto alle elezioni del 2009. Lo riferisce la Commissione elettorale centrale israeliana. Questi voti, tuttavia, non hanno rafforzato i partiti arabi.
(Milano/g.s.) – Nelle elezioni del 22 gennaio si è recato alle urne il 56 per cento degli elettori palestinesi con cittadinanza israeliana che avevano diritto al voto. Il dato fa registrare un incremento di tre punti rispetto alle elezioni del 2009. Lo riferisce la Commissione elettorale centrale israeliana.
La partecipazione degli elettori arabi israeliani torna a crescere per la prima volta dal 2000, anno nel quale esplose la seconda intifada, che accrebbe ulteriormente le distanze tra ebrei e palestinesi. Il nuovo dato indica che sono stati accolti almeno in parte i numerosi appelli rivolti a questa categoria di elettori perché non disertasse le urne.
Gli attivisti che si sono adoperati per convincere gli arabi israeliani a votare sono soddisfatti del risultato. Giorni fa il quotidiano Jerusalem Post riferiva che in alcune località gli iscritti arabi alle liste elettorali presentatisi ai seggi sono stati persino 8 su 10: è il caso dei villaggi di Kafr Kasim e Sakhnin. C’è da dire, però, che nella maggior parte dei casi l’afflusso degli elettori arabi è stato percentualmente inferiore al dato generale, che ha superato il 66 per cento.
Non ne hanno tratto alcun benefico i partiti arabi rappresentati alla Knesset, i quali non guadagnano neppure un deputato rispetto agli 11 che già sedevano nella diciottesima legislatura da poco conclusa, con alcuni mesi d’anticipo rispetto alla sua scadenza naturale.
Rimane decisamente più bassa – sotto il 50 per cento – l’affluenza tra le popolazioni beduine del deserto del Neghev. Nel riferirlo, il quotidiano Haaretz mette però mette in luce un dato sorprendente: non è raro che tra i beduini il partito Shas – espressione del giudaismo ultraortodosso – riscuota consensi a volte anche superiori di quelli accordati ai partiti arabi. La ragione è di ordine pragmatico: i beduini considerano che questa forza politica, con i suoi riferimenti ai valori etico-religiosi, sia attenta più di altre alle fasce deboli e indigenti della popolazione. Considerato che lo Shas è presente nelle coalizione di governo – mentre i partiti arabi no – viene ritenuto in grado di influire sulle politiche in materia di Stato sociale.