Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

L’area E1 sulla via dei pellegrini

Giorgio Bernardelli
5 dicembre 2012
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Visitando la Terra Santa si impara che è utile far dialogare tra loro i diversi volti di quell'angolo del mondo. Che non si ripercorre davvero la Storia della Salvezza se non si fanno i conti anche con le storie con la s minuscola, comprese quelle del conflitto che attraversa questa terra. Ci riproviamo un'altra volta, a partire dal piano urbanistico E1, che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tirato fuori dal cassetto come rappresaglia rispetto al voto sulla Palestina all’Onu...


Una delle poche cose che ho imparato in tutti questi anni di attenzione alla Terra Santa è che bisogna aiutare le persone a far dialogare tra loro i diversi volti di questo angolo del mondo. Che non si ripercorre davvero la Storia della Salvezza se non si fanno i conti anche con le storie con la s minuscola, comprese quelle del conflitto che attraversa questa terra. Per questo motivo quando come in questi giorni si sente citare molto il piano urbanistico E1 – quello che Netanyahu ha tirato fuori dal cassetto come rappresaglia rispetto al voto sulla Palestina all’Onu – mi chiedo se qualcuno delle migliaia di pellegrini italiani che ogni anno si recano in Terra Santa si accorgerà mai che da lì – proprio da quel fazzoletto di terra così conteso e così decisivo perché i palestinesi non vengano tagliati fuori da Gerusalemme – lui ci è passato.

Sì perché accanto all’area urbanistica dell’E1 durante un pellegrinaggio in Terra Santa ci passi per forza: te la ritrovi davanti quando da Gerico il pullman sale verso Gerusalemme. Se guardi fuori dal finestrino colpisce il tuo sguardo l’edificio del quartier generale della polizia, grande e isolato in mezzo a un’area che si intuisce a occhio nudo che sarebbe già stata riempita da un pezzo da un nuovo insediamento se l’amministrazione americana fino ad ora non l’avesse considerata la linea rossa invalicabile da Israele. Il perché lo spiega molto meglio di me Paola Caridi nell’articolo pubblicato ieri sul suo blog che propongo nel link qui sotto. Ma quanto al che cosa Israele vorrebbe costruire lì vale la pena di dare un’occhiata anche alla scheda di Ir Amin, l’associazione israeliana per una Gerusalemme equa e sostenibile, una delle tante realtà di base che operano per andare oltre la logica del conflitto. Tra le sue attività Ir Amin studia le carte urbanistiche e quindi è in grado di precisare che il progetto – oltre a 3.500 case – prevede anche un’area industriale, un grande centro commerciale, degli alberghi, un’università. E soprattutto un’area vincolata a parco sul 75 per cento della superficie; il che non è un’amenità bucolica su una collina desertica che guarda verso Gerusalemme, ma il solito modo elegante per porre un ulteriore ostacolo a eventuali altre presenze. Ad esempio quella del migliaio di beduini che vivono in quest’area.

Al di là di tutto questo, però, ciò che credo conti davvero è raccontare che non stiamo parlando di un altro luogo rispetto alla Terra Santa che conosciamo. L’area urbanistica E1 è quella dove dal finestrino del pullman spesso si vedono i pastori con le loro greggi che ogni pellegrino fotografa pensando a quelli del presepe. Anche loro verrebbero ovviamente spazzati via dal nuovo progetto. E poi questa è la zona della cosiddetta Collina di Paolo VI, quella tra Betania e Ma’ale Adumim che nel 1965 – quando quest’area era ancora sotto la sovranità giordana – re Hussein di Giordania donò a Montini in segno di ringraziamento per lo storico pellegrinaggio dell’anno prima. Un gesto di un tempo in cui la terra non era ancora una mappa da urbanizzare, ma ricchezza vera. E proprio per questo si poteva pensare anche di donarla a qualcun altro in un gesto di pace.

Sostituire volti e significati con sigle e cartine geografiche è uno dei pericoli più grandi che si corrono quando si parla di Israele e in Palestina. Una delle strade che ci allontanano dal cuore di questo conflitto. E che lo rendono ogni giorno più difficile da superare.

Clicca qui per leggere l’articolo del blog di Paola Caridi

Clicca qui per leggere la scheda di Ir Amin

Clicca qui per vedere una fotogallery pubblicata dal Guardian sulla zona urbanistica E1

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