Con una sentenza del 30 dicembre la Corte Suprema israeliana ha ribaltato la decisione della Commissione elettorale centrale che pochi giorni prima aveva escluso dalla competizione elettorale del 22 gennaio prossimo la deputata uscente Haneen Zoabi. Palestinese con cittadina israeliana, nel 2010 la Zoabi si era imbarcata sulla Freedom Flotilla diretta a Gaza.
(Milano/c.d.-g.s.) – Con una sentenza emessa il 30 dicembre la Corte Suprema israeliana ha ribaltato la decisione della Commissione elettorale centrale che alcuni giorni prima aveva escluso dalla competizione elettorale del 22 gennaio prossimo la deputata uscente Haneen Zoabi. Palestinese con cittadinanza israeliana, nel 2010 la Zoabi si era imbarcata sulla Freedom Flotilla diretta a Gaza e per questo da molti viene considerata alla stregua di una nemica dello Stato.
La Zoabi ha salutato con soddisfazione la decisione della Corte. Essa riconosce, dice la parlamentare, che «le mozioni per la mia esclusione erano prive di legalità. Tuttavia la sentenza fa ben poco per sgombrare il campo dalle minacce, dai tentativi di delegittimazione e dalle abusi fisici e verbali che ho dovuto sopportare, dentro e fuori la Knesset, negli ultimi tre anni».
Di segno opposto le reazioni dei partiti della destra israeliana. La coalizione Likud/Yisrael Beitenu esprime rammarico per la sentenza della Corte e dichiara la volontà di cambiare le norme che hanno consentito ai giudici di esprimersi in favore della Zoabi.
Il 19 dicembre scorso la Commissione elettorale centrale aveva deliberato che la deputata arabo-israeliana non avrebbe potuto ricandidarsi.
La Zoabi tentò di forzare il blocco navale israeliano sulla Striscia di Gaza nel maggio 2010, partecipando all’impresa di 700 attivisti filopalestinesi. Salpata dalle coste turche, la «Flotta della libertà» si proponeva di sbarcare aiuti umanitari a Gaza, ma fu bloccata al largo della Striscia da un arrembaggio delle forze armate israeliane. Durante l’operazione militare morirono 9 persone, tra le quali 7 cittadini turchi. Il fatto scatenò una crisi diplomatica tra Turchia ed Israele che ad oggi non si è ancora ricomposta.
Per la Commissione elettorale – che ha il compito di vagliare le candidature ed eventualmente di bloccarle – era chiaro: quello dei pacifisti fu un tentativo di destabilizzazione di Israele, ragion per cui la deputata del partito Balad («Il Paese» in arabo) era stata esclusa dalla prossima competizione elettorale. Decisione presa da un organismo che però è composto in maggioranza da politici e che suscita perplessità anche tra molti israeliani.
Haneen Zoabi, le cui azioni militanti suscitano consensi o esecrazione a seconda dei punti di vista, è una musulmana non praticante coraggiosa e tenace nel sostenere le proprie posizioni. Quando alla Knesset (la Camera israeliana) cercò di motivare, tra vivaci contestazioni, la sua partecipazione alla Freedom Fotilla, ebbe solo il tempo di dire con chiarezza che quello su Gaza «è un assedio illegale, disumano e illegittimo». Il tema in Israele è molto sensibile. I detrattori della Zoabi l’accusano di fare il gioco di Hamas. Il capo del suo partito, Jamal Zahalka, ribatte: «Il nostro problema non è che siamo terroristi, ma semmai che siamo per la democrazia in un contesto non democratico. Siamo stufi di doverci scusare perché reclamiamo piena uguaglianza per tutti i cittadini israeliani». Di fatto il partito Balad propugna uno Stato laico, alternativo alla visione dello Stato ebraico.
Intanto, dal 2010 Haneen Zoabi è oggetto di una campagna di delegittimazione: i suoi privilegi di parlamentare le sono stati revocati, il passaporto diplomatico ritirato ed è venuta meno l’assistenza legale garantita ai parlamentari in caso di processo.