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In Egitto prova di forza dei sostenitori del presidente Morsi

Terrasanta.net
11 dicembre 2012
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In Egitto prova di forza dei sostenitori del presidente Morsi
Il presidente egiziano Mohammed Morsi (foto Onu/Marco Castro)

Oggi le strade del Cairo saranno invase dalla grande manifestazione indetta dai Fratelli Musulmani, movimento da cui proviene il presidente Mohammed Morsi, a sostegno del referendum del 15 dicembre, consultazione che potrebbe sancire l’approvazione popolare della nuova Costituzione egiziana. Ma le minoranze non indietreggiano.


(Milano/c.g.) – In queste ore l’Egitto rischia pericolosamente di scivolare da uno scontro politico a una guerra di religione. Oggi, infatti, le strade del Cairo saranno invase dalla grande manifestazione indetta dai Fratelli Musulmani, movimento da cui proviene il presidente Mohammed Morsi, a sostegno del referendum del 15 dicembre, consultazione che potrebbe sancire l’approvazione popolare della nuova Costituzione egiziana, considerata troppo confessionale in senso islamico, delle forze laiche, copte e moderate. Forze che, dal canto loro, hanno annunciato una mobilitazione contraria alla prima.

L’ala musulmana più radicale sarà in piazza a sostegno del presidente, ha annunciato Galal Morra, segretario generale del partito salafita Nour. L’edizione online del giornale egiziano Al-Ahram ha dato notizia che Saeed Abdel-Azim, figura di spicco del fronte salafita di Alessandria, ha invocato una «rivoluzione islamica» per contrastare il tentativo dell’opposizione di deporre il presidente Morsi. «Se i laici proveranno a far cadere il presidente marciando sul palazzo presidenziale, non staremo a guardare – ha affermato Abdel-Azim -: organizzeremo una rivoluzione islamica, coinvolgendo le masse». Il leader salafita si era già scagliato contro alcune figure di spicco del fronte laico, accusandole di avere preso soldi dagli americani che, sosteneva, «stanno cercando di creare il caos in Egitto per favorire Israele». La nota più preoccupante, però, sta nel proclama diffuso ieri in Rete da Ayman al-Zawahiri, guida suprema del movimento terroristico al-Qaeda in cui incita il leader salafita Hazem Salah Abu Ismail – che aveva corso alle elezioni presidenziali egiziane lo scorso anno – a «completare la rivoluzione, combattere i corrotti, liberare l’Egitto dell’amicizia americana a israeliana e combattere per la sharia!».

Di tutt’altra natura la preoccupazione di papa Tawadros II che, secondo il sito copto al-Watani, ha invitato gli uomini saggi del Paese a fare da mediatori tra le parti in lotta, promuovere l’auto-controllo e fermare la carneficina. «Dobbiamo lavorare insieme in modo che la situazione non diventi incontrollabile – ha affermato il patriarca di Alessandria -. Che ogni egiziano possa ricercare la saggezza con diligenza. La saggezza è ciò di cui abbiamo bisogno per superare questo momento». Una fase non facile per i copti, che alcune frange musulmane estreme cercano di trascinare nello scontro: nei giorni scorsi la Chiesa copta è stata accusata dal canale satellitare TV Channel Misr 25 di mobilitare i propri fedeli contro il presidente Morsi. Padre Angaelos, portavoce del papa copto, da parte sua, ha smentito questa accusa assurda, ribadendo che la Chiesa è a favore del dialogo e che è un’istituzione spirituale e non ha nulla a che vedere con la politica.

Rispetto alle violenze della manifestazione del 5 dicembre, nel corso della quale otto persone sono rimaste uccise durante gli scontri tra sostenitori e contestatori del presidente Morsi, il giornale copto al-Watani riporta la testimonianza di padre Rafiq Greiche, parroco cattolico di Heliopolis, il quartiere del palazzo presidenziale dove si sono svolti gli scontri. «I dimostranti protestavano pacificamente – ha raccontato padre Rafiq -, è stato quando sono arrivati gli islamisti a piedi e con gli autobus ed hanno iniziato ad attaccare i presenti con bastoni e all’arma bianca che le cose hanno preso una piega violenta»

Il presidente Morsi è comunque determinato a far svolgere il referendum del 15 dicembre. Per riguadagnare almeno in parte il consenso popolare – compromesso dal decreto con cui lo scorso 22 novembre si era attribuito poteri praticamente assoluti – nei giorni scorsi il presidente ha annunciato di aver bloccato l’aumento delle tasse su diversi generi di consumo (tra cui bevande, sigarette e alcol) e di avere sospeso il contestato decreto che lo riguardava. D’altra parte, per «garantire lo svolgimento della consultazione» il presidente ha concesso all’esercito poteri speciali che consentono l’arresto dei civili. Concessione che, secondo alcuni osservatori, richiama alla memoria le leggi d’emergenza impiegate da Hosni Mubaraq per neutralizzare i suoi oppositori. Nei giorni scorsi il presidente ha chiesto ai leader del fronte laico e moderato di sedere ad uno stesso tavolo al fine di dialogare, ricevendo solo risposte negative.

La manifestazione di oggi è stata preceduta da un episodio che non annuncia nulla di buono: la scorsa notte i contestatori del presidente accampati in piazza Tahrir sono stati aggrediti da un gruppo di persone mascherate che hanno sparato e lanciato bottiglie molotov contro i presenti causando nove feriti. «Ci hanno attaccati per indurci a non manifestare oggi – ha spiegato all’agenzia Reuters uno dei testimoni –. Ci opponiamo a queste azioni terroristiche. Oggi anche noi scenderemo in piazza…».

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